ALL’INTERNO DI LC: LA STRANA MA ESSENZIALMENTE VERA STORIA DI LAUREL CANYON E LA NASCITA DELLA GENERAZIONE HIPPIE (PARTE VII)

Fonte: Center For An Informed America

Di Dave McGowan
22 giugno 2008

“Come hanno fatto tutti i manager appena passabili dell’era rock, [Jim] Dickson si adoperò per sedurre la folla e per creare un mormorio intorno ai [Byrds]… Il tempismo fu perfetto… I baby boomer di Los Angeles erano itineranti, si spostavano in cerca di azione. E vennero così raggiunti dai gotha di quel momento di Hollywood stessa, da Sal Mineo e Peter Fonda al comico fattone Lenny Bruce.”

Barney Hoskyns, Aspettando il sole

Per quanto fossero stati importanti i Freaks nel formare un pubblico per le nuove band di Laurel Canyon, ci fu anche un altro gruppo che giocò un ruolo chiave: i cosiddetti “Young Turks” di Hollywood. Come i Freaks, i Turks si rivelarono una presenza immediata e costante nella scena emergente del Sunset Strip. E così come accaduto con i Freaks, la loro presenza sul miglio e mezzo di strada del Sunset fu fortemente promossa dai media. Sia la gente del posto che i turisti sapevano dove recarsi per assistere a bocca aperta agli spettacoli dei Freaks e, come bonus aggiuntivo, molto probabilmente socializzavano con artisti del calibro di Peter Fonda, Jack Nicholson, Bruce Dern, Dennis Hopper e Warren Beatty, e alle loro controparti femminili come Jane Fonda, Nancy Sinatra e Sharon Tate.

Molte di queste giovani e affascinanti star di Hollywood strinsero legami molto solidi con i musicisti di Laurel Canyon. Alcuni di loro, incluso Peter Fonda, trovarono casa nel canyon per poter vivere, lavorare e festeggiare in mezzo alle rockstar (e, nel loro tempo libero, far girare la moglie di John Phillips a quasi tutti i cazzi penzolanti del canyon, tra cui Jack Nicholson, Dennis Hopper, Warren Beatty, Roman Polanski e Gene Clark dei Byrds). Altri non se ne sono mai andati; Jack Nicholson ancora oggi vive in una spaziosa tenuta appena fuori Mulholland Drive che si trova tra Laurel Canyon e Coldwater Canyon. Non lontano ad ovest della proprietà di Nicholson (che oggi annette la tenuta vicina precedentemente di proprietà di Marlon Brando) si trova la casa storica di Warren Beatty.

Dalla relazione simbiotica tra gli attori di Laurel Canyon e i musicisti di Laurel Canyon è scaturita una serie di lungometraggi che ora sono considerati dei classici di controcultura. Uno di questi film era The Trip del 1967, un tentativo involontariamente esilarante di creare un facsimile cinematografico di un trip da LSD. Scritto da, tra tutti, Jack Nicholson, il film ha come protagonisti i colleghi Turk Peter Fonda, Dennis Hopper e Bruce Dern. Seduto sulla sedia da regista c’era Roger Corman, che, nel corso della sua carriera, ha lavorato fianco a fianco con il padre di David Crosby in non meno di ventitré lungometraggi. Per la colonna sonora del film è stata ingaggiata l’International Submarine Band di Gram Parson (la musica di Parson, tuttavia, alla fine non fu utilizzata, nonostante la band faccia una breve apparizione sullo schermo). La casa in cui fu girata la maggior parte del film, in cima a Kirkwood Drive a Laurel Canyon, apparteneva ad Arthur Lee dei Love.

Un altro film cult “psichedelico” della fine degli anni ’60 con radici profonde a Laurel Canyon è stato Head, l’offerta per il grande schermo di Monkee del 1968. Anche questo scritto da Nicholson (con l’assistenza di Bob Rafelson), il film includeva apparizioni cameo degli abitanti del canyon tra cui Dennis Hopper, Jack Nicholson e Frank Zappa. Le musiche, eseguite ovviamente dai Monkees, erano un mix di canzoni scritte dalla band e contributi di cantautori del Canyon come Carol King ed Harry Nilsson. E sorprendentemente, parte di quella musica è in realtà piuttosto buona. Ancora più scioccante, il film nel complesso è probabilmente il film cult più guardabile tra quelli degli anni ’60. È certamente un grande salto rispetto, ad esempio, al miserabile Psych Out del 1968 (con Nicholson e Dern).

Mi rendo conto, tra l’altro, che alcuni di voi, là fuori, nel mondo dei lettori rabbrividiscono ogni volta che cito i Monkees come se fossero una “vera” band. La realtà, però, è che loro erano molto più “veri” della maggior parte dei loro contemporanei. E a discapito dei replicanti dei Beatles plasmati per la TV che venivano guardati dall’alto in basso dai critici musicali e dai fan, furono accettati pienamente dalle altre band di Laurel Canyon come membri della fratellanza musicale. Alla fine degli anni ’60, le case di Mickey Dolenz e Peter Tork erano famosi luoghi di ritrovo del canyon per diversi “veri” musicisti. Anche Dennis Hopper e Jack Nicholson si recavano regolarmente alla party house di Dolenz.

La differenza di percezione tra i loro coetanei e il pubblico era attribuibile al fatto che le altre band fossero al corrente di qualcosa di cui i fan non potevano sapere: gli stessi musicisti in studio che non apparivano nei credit degli album dei The Monkee non apparivano neanche nei credit dei loro album. E poi, naturalmente, c’era il fatto che molti dei “veri” musicisti di Laurel Canyon avevano fatto provini per i Monkees, tra cui Steven Stills, Bryan MacLean dei Love e Danny Hutton dei Three Dog Night – tutti risposero al casting dei Monkees e vennero respinti.

C’erano senza dubbio anche altre future star che fecero le audizioni per gli spettacoli, anche se probabilmente alla maggior parte di voi non interessa. Tuttavia, contrariamente alle voci insistenti, c’era un musicista locale di cui possiamo tranquillamente concludere non abbia eseguito nessun provino per ottenere una parte: Charles Manson. Dato che lo spettacolo venne lanciato nel 1965 e iniziò la sua breve trasmissione televisiva nel 1966, quando Charlie era ancora imprigionato a Terminal Island in attesa del suo rilascio nel marzo del 1967, non sembra esserci stato alcun modo in cui Manson avrebbe potuto essere preso in considerazione per una parte nello spettacolo. Ed è un peccato se ci pensate, perché se lo fosse stato, oggi potremmo ricordare Charlie Manson non come uno dei criminali più famosi d’America, ma piuttosto come il tizio che ha fatto perder la testa a Marcia Brady.

E, volendo essere onesti, sarebbe stato davvero peggio che vederla impazzire per gente come Davy Jones? Cioè, avrei potuto capire se le fossero tremate le ginocchia, sapete, per un vero uomo come David Cassidy o Bobby Sherman. Adesso, spero che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che quei ragazzi fossero fighi… giusto? Siete tutti d’accordo con me su questo? Ce n’è qualcuno?… Uno qualunque?…

Sapete, mentre sono qui seduto sto ripensando giusto adesso, e riesco davvero ad immaginare nella mia mente le copertine di un paio di album di Bobby Sherman che avevo nella mia personale coll… ehm, che avevamo in giro per casa per qualche ragione, non sono proprio sicuro del perché, e… ora che ci rifletto, penso che potrebbero esserci stati anche uno o due poster di Bobby Sherman estratti dalle pagine della rivista Tiger Beat, e, uhm, suppongo di poter notare come possa sembrare un po’, uh, qual è il termine che sto cercando?… “gay” o qualsiasi altra cosa per un uomo moderno di città del ventunesimo secolo, ma sono sicuro che, se controllaste, scoprireste che ci furono molti ragazzini “nei giorni” addietro che apprezzavano realmente Bobby Sherman e quelle grandi canzoni come “Julie (Do You Love Me)” e “Easy Come, Easy Go” e… uhm… forse questo è un buon momento per tornare dove ci eravamo lasciati.

Tornando poi ai film di controcultura degli anni Sessanta, il più acclamato dalla critica, e quello con le radici più profonde a Laurel Canyon, è stato Easy Rider. Diretto (in qualche modo) da Dennis Hopper, con una sceneggiatura co-scritta da lui e Peter Fonda, il film ha come protagonisti Fonda e Hopper insieme a Jack Nicholson (l’unico nel film che ha fatto qualcosa che somigliasse alla recitazione vera e propria). Il personaggio con i baffi da tricheco di Hopper nel film era basato su David Crosby, che veniva regolarmente visto correre su e giù con la sua moto per le strade tortuose di Laurel Canyon (quella moto, tra l’altro, fu un regalo del buon amico di Crosby, Peter Fonda). L’assurdo personaggio di Fonda in “Captain America” ​​fu ispirato dal compagno di equitazione di John Phillips, Gram Parsons, o dall’ex compagno di band di Crosby nei Byrds, Roger McGuinn (a seconda di chi sta raccontando la storia). Quello stesso Roger McGuinn compose la musica originale per il film. I suoi contributi vennero affiancati alla colonna sonora dai sacrifici dei colleghi musicisti canyoniti Byrds, Steppenwolf, Fraternity of Man e Jimi Hendrix. E secondo quanto riferito, la comune degli hippie del film è stata creata e filmata nei canyon, vicino a Mulholland Drive.

Dato che Easy Rider affondava radici così profonde nella scena di Laurel Canyon, dobbiamo concentrare brevemente la nostra attenzione su un altro individuo che ha lavorato al film: l’art director Jeremy Kay, alias Jerry Kay. Prima di cimentarsi con Easy Rider, Kay aveva lavorato su abomini cinematografici come Angels from HellHells Angels on Wheels (con Jack Nicholson) e Scorpio Rising (l’omaggio a tinte occulte di Kenneth Anger ai motociclisti gay). A metà degli anni ’70, Kay avrebbe scritto, diretto e prodotto un piccolo film affascinante intitolato Satan’s Children. Di molto più interesse in questa storia rispetto ai suoi credit cinematografici, tuttavia, è la sua appartenenza durante gli anni ’60, ad un gruppo conosciuto come la Solar Lodge of the Ordo Templi Orientis (o OTO), che si è diffusa nei notiziari, e non in senso positivo, subito dopo l’uscita sugli schermi cinematografici di tutta l’America di Easy Rider.

Due settimane dopo l’uscita di Easy Rider, per la prima volta il 14 luglio 1969, la polizia sulla base di una soffiata telefonica fece irruzione nel complesso del Solar Lodge vicino a Blythe, in California, e vi trovò un bambino di sei anni bloccato in una cassa di legno 6’x6′ all’esterno, nel caldo soffocante del deserto. Il ragazzo, il cui padre era un agente di sorveglianza della contea di Los Angeles (come lo era il padre di Michelle Phillip, tra l’altro), era stato incatenato ad una piastra d’acciaio per quasi due mesi con temperature che raggiungevano i 47° C. Secondo un rapporto dell’FBI, la cassa conteneva anche una lattina “parzialmente piena di residui umani e brulicante di mosche… La puzza era nauseante”. Prima di esser messo nella cassa, il bambino era stato arso con dei fiammiferi e picchiato con pali di bambù dai membri della setta. Secondo quanto riferito, la leader della setta, Georgina Brayton, aveva detto ai membri della setta che “quando fosse stato conveniente, gli avrebbe dato [al ragazzo] LSD e avrebbe dato fuoco alla struttura in cui era incatenato e e gli avrebbe lasciato abbastanza catena per sfuggire al fuoco. Anche l’uccisione del bambino era stata motivo di discussione (e apparentemente avvallata dalla madre dal fottuto cervello del ragazzo).

Undici membri adulti della setta vennero accusati di abusi su minori, la maggior parte dei quali giovani uomini bianchi poco più che ventenni. Tutti furono processati e condannati. In una strana coincidenza, il blitz che ha portato agli arresti e alle condanne ha coinciso con la tortura e l’omicidio del musicista Gary Hinman da parte di un trio di accoliti di Manson. Sebbene fosse, non sorprendentemente, negato con veemenza dalle parti interessate, varie fonti hanno affermato che Manson avesse legami con il gruppo, che aveva anche una casa vicino al campus della USC a Los Angeles. Non c’è dubbio che Charlie avesse predicato lo stesso dogma, inclusa la teoria di un’apocalittica guerra razziale che si stesse profilando all’orizzonte. Il massacro alla residenza Tate avvenne meno di due settimane dopo il blitz nel complesso dell’OTO. Il nascondiglio del Barker Ranch di Manson sarebbe stato saccheggiato pochi mesi dopo, il 12 ottobre 1969, l’anniversario della nascita, come potrei aver già accennato, di Aleister Crowley, il maestro dell’OTO fino alla sua morte nel 1947.

Scusate per questa piccola digressione, gente. Non sono del tutto sicuro di come siamo finiti al Barker Ranch quando il focus di questo episodio sarebbe dovuto essere sugli Young Turks. Perciò, essendoci accertati adesso che quei Turk fossero una parte completamente integrata della scena di Laurel Canyon/Sunset Strip, e inoltre avessero giocato un ruolo importante nell’attirare il pubblico nei nuovi club in modo da poter dare un’occhiata alle nuove band, il nostro prossimo compito è quello di conoscere brevemente chi sono queste persone e da dove vengono. Cominciamo con il signor Bruce Dern, che ha alcune delle connessioni più provocatorie rispetto a tutti i personaggi in questa vicenda.

È probabilmente sicuro affermare che i genitori di Dern avessero connessioni politiche piuttosto suggestive, dato che i padrini del bambino Bruce erano la First Lady Eleanor Roosevelt e il futuro due volte candidato alla presidenza democratica Adlai Stevenson (perse entrambe le volte, nel 1952 e nel 1956, contro Eisenhower). Il nonno paterno di Bruce era un tizio di nome George Dern, che servì come Segretario di Guerra sotto il presidente Franklin Roosevelt (per i giovani tra i lettori, “Segretario di Guerra” è colui che chiamavamo il “Segretario della Difesa” in un epoca leggermente meno orwelliana). George era stato anche governatore dello Utah e presidente della National Governor’s Association. La madre di Bruce era nata Jean MacLeish, ed era la sorella di Archibald MacLeish, che servì anche sotto Franklin Roosevelt, come direttore del War Department’s Office of Facts and Figures e come assistente direttore dell’Office of War Information. In altre parole, Archibald MacLeish era essenzialmente il Ministro della Propaganda di Guerra d’America. Ha anche servito in varie occasioni come Assistente Segretario di Stato e come Bibliotecario del Congresso. L’elemento di gran lunga più impressionante del suo curriculum, tuttavia, era la sua appartenenza alla società segreta preferita da tutti, la Skull and Bones (classe 1915, un anno prima che Prescott Bush nel 1916 fosse scelto).

Sembrerebbe quindi che, anche per gli standard di Laurel Canyon, il signor Dern avesse amici in posizioni molto alte. Rivolgiamo la nostra attenzione più da vicino al ragazzo abbracciato da Dern nella foto sopra, il signor Peter Fonda. Naturalmente, sappiamo tutti che Fonda sia il figlio del buon vecchio Hank Fonda, amabile liberale di Hollywood e bravo ragazzo a tutto tondo. E certamente anche un bastian contrario come me non sarebbe così audace da suggerire che Henry Fonda potesse avere degli scheletri nel suo armadio… giusto? Solo per il gusto di farlo, però, ci sono alcuni capitoli della saga di Hank Fonda che probabilmente dovremmo sviscerare proprio adesso.

Possiamo iniziare, suppongo, col notare che Hank ha servito come ufficiale decorato dell’intelligence navale degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, risparmiando così a Peter lo stigma di essere l’unico membro della ciurma di Laurel Canyon a non essere stato messo al mondo da un membro della comunità militare/di intelligence. Non molti anni dopo la guerra, la moglie di Hank, Francis Ford Seymour, fu trovata con la gola squarciata da un rasoio. Peter aveva solo dieci anni al momento del suicidio di sua madre, uhm, il 14 aprile 1950. Quando Seymour aveva incontrato e sposato Hank, lei era la vedova di George Brokaw, che, curiosamente, era stato precedentemente sposato con un’importante risorsa della CIA, Claire Booth Luce.

Fonda si riprese rapidamente dall’insolita morte di Seymour e nel giro di otto mesi si sposò ancora una volta, con Susan Blanchard, con la quale rimase sposato fino al 1956. Nel 1957, Hank si sposò di nuovo, questa volta con la contessa italiana Afdera Franchetti (della quale seguì il suo matrimonio di quattro anni con Fonda con una relazione rumorosa con il neopresidente John Kennedy). Franchetti, a quanto pare, è la figlia del barone Raimondo Franchetti, che era consulente del dittatore fascista Benito Mussolini. La contessa è anche la pronipote di Louise Sarah Rothschild, della sempre popolare famiglia di banchieri Rothschild (forse ne avete sentito parlare?).

Prima di proseguire, dovrei sicuramente menzionare che la prima moglie di Hank, Margaret Sullavan – che era un’altra originaria di Norfolk, in Virginia – si sarebbe suicidata anche lei, il giorno di Capodanno del 1960. Nove mesi dopo, sua figlia Bridget seguì l’esempio. Nel 1961, subito dopo la morte prima di sua madre e poi di sua sorella, l’altra figlia di Sullavan, Brook Hayward, percorse la navata con il successivo Young Turk sulla nostra lista, Dennis Hopper. Per coloro che potrebbero non avere familiarità con la serie di attività di Hopper, è il ragazzo che una volta è stato trovato a vagare nudo e disorientato in una foresta messicana. E il ragazzo che, dopo aver divorziato da Hayward nel 1969, ha sposato Michelle Phillips il giorno di Halloween del 1970, solo per ottenere la sua richiesta di divorzio appena otto giorni dopo, sostenendo che Hopper l’avesse tenuta ammanettata e imprigionata per una settimana in cambio di “richieste sessuali contro natura.”

Senza nessun giudizio, penso che sia giusto dire che Michelle Phillips abbia fatto il giro dell’isolato una o due volte, se capite cosa intendo, quindi se anche lei pensava che le richieste di Hopper fossero un po’ esagerate, allora ci si può anche chiedere quanto “innaturali” sarebbero potute essere. Per quel che vale, Hopper ha recentemente detto ad un giornalista che “non l’ha ammanettata, [l’ha] solo presa a pugni!” Nella sua mente, a quanto pare, questo lo rendeva un po’ meno stronzo.

La maggior parte delle biografie ufficiali di Hopper porterebbe a credere che fosse il figlio di un semplice contadino. Dennis ha recentemente riconosciuto, tuttavia, che chiaramente non fosse così: “Il padre di mia madre era un coltivatore di grano e sono cresciuto nella loro fattoria. Ma mio padre non era un contadino”. Al contrario, il padre di Hopper era “una persona che lavora nell’intelligence” che durante la seconda guerra mondiale “era nell’OSS. Era in Cina, Birmania, India”. Hopper ha affermato con orgoglio che suo padre “era uno dei 100 ragazzi che hanno liberato il generale Wainright dalla prigione in Corea”, il che potrebbe essere leggermente più suggestivo se non fosse per il fatto che fu l’Armata Rossa a liberare Wainright e altri prigionieri; il team di intelligence degli Stati Uniti li venne a prendere, li interrogò e li riportò a casa… ma questo, suppongo, non sia molto rilevante.

Dopo la guerra, secondo i racconti di Hopper, suo padre indossava una pistola, che suppongo sia ciò che fa la maggior parte dei ministri laici della Chiesa metodista. La famiglia lasciò anche la fattoria in Kansas e si trasferì a San Diego, California, sede dell’Imperial Beach Naval Air Station, della United States Naval Radio Station, della United States Naval Amphibious Base, della North Island Naval Air Station, della riserva militare di Fort Rosecrans Military Reservation, dello United States Naval Training Center, lo United States Marine Corps Recruit Depot e la Miramar Marine Corps Air Station. E appena a nord della città è situata l’enorme base del corpo dei marine di Camp Pendleton. A parte questo, però, San Diego è solo una tranquilla cittadina balneare dove il padre di Hopper apparentemente lavorava per l’ufficio postale.

La versione moderna di Dennis Hopper, tra l’altro, è selvaggiamente in contrasto con l’immagine hippy che un tempo si sforzò di coltivare molto duramente. Dennis Hopper di oggi è una inguaribile cheerleader pro Team Bush che si vanta con orgoglio di aver votato per il partito repubblicano per quasi trent’anni. Potrebbe benissimo presentarsi in campagna elettorale nei prossimi mesi con le labbra ben piantate sul culo di quel criminale di guerra John McCain.

Per ricapitolare brevemente, abbiamo finora incontrato tre degli “Young Turks” e abbiamo scoperto che uno di loro è il nipote di un Bonesman, un altro è il figlio di un ufficiale dell’intelligence navale che una volta era sposato con un discendente dei Rothschild, e il terzo è il figlio leggermente squilibrato di un ufficiale dell’OSS. A pensarci bene, in realtà abbiamo anche trattato uno dei “Turkettes”, dal momento che Jane Fonda proveniva ovviamente dallo stesso background familiare di suo fratello minore, Peter. Per quanto riguarda gli altri membri femminili della combriccola, Sharon Tate era la figlia del tenente colonnello Paul Tate, un ufficiale in carriera dell’intelligence dell’esercito americano, e Nancy Sinatra è, ovviamente, la figlia di Francis Albert Sinatra, i cui noti collaboratori comprendevano Lucky Luciano, Meyer Lansky, Sam Giancana, Carlo Gambino, Goetano Luchese e Joseph Fishetti (cugino di Al Capone).

Frank Sinatra è stato anche un cliente del parrucchiere delle star Jay Sebring, così come Henry Fonda, che un tempo, stranamente, viveva nella pensione al 10050 di Cielo Drive. Un altro cliente di Sebring è stato il seguente Young Turk sulla nostra lista, Warren Beatty, il cui padre, Ira Owens Beaty, era apparentemente un professore di psicologia. Il giovane Warren, tuttavia, trascorse tutti i suoi primi anni vivendo in diversi sobborghi spettrali di Washington DC. Nacque a Richmond in Virginia nel 1937, dopo di che suo padre trasferì la famiglia a Norfolk in Virginia, che credo di aver menzionato fosse la sede della più grande struttura navale del mondo (la ragione di ciò, tra l’altro, è che Norfolk è la porta di accesso alla capitale della nazione). La famiglia si trasferì in seguito ad Arlington in Virginia, sede del Pentagono, dove Warren frequentò il liceo ed era conosciuto, come ricorda John Phillips (che frequentò una scuola rivale), come Beaty “Mad Dog” sul campo di football.

I traslochi relativamente frequenti a Ira Beaty, e il fatto che questi traslochi sembrassero sempre portare la famiglia nei sobborghi di Washington DC che sono di notevole importanza per la comunità militare/di intelligence, tenderebbero a indicare che il padre di Warren fosse qualcosa di diverso da quello che dimostrava di essere… anche se questa è, ovviamente, una valutazione speculativa. Ma se Ira Beaty era sul libro paga di qualche ente governativo, che lavorava all’interno dei dipartimenti di psicologia di varie università dell’area di Washington, allora non sarebbe stato necessario un enorme atto di fede per speculare ulteriormente sul tipo di lavoro che stava eseguendo, data la cooptazione all’ingrosso nel campo della psicologia esercitata dal programma MK-ULTRA e progetti affiliati.

Il prossimo Young Turk in esame è quello che è diventato probabilmente l’attore più acclamato della sua generazione, il signor Jack Nicholson. Quello che segue è uno schizzo biografico di Nicholson presentato da Wikipedia: “Bundy è nato all’Elizabeth Lund Home for Unwed Mothers a Burlington in Vermont. L’identità di suo padre rimane un mistero… Per evitare lo stigma sociale, i nonni di Bundy, Samuel ed Eleanor Cowell, lo rivendicarono come loro figlio; prendendo il loro cognome, divenne Theodore Robert Cowell. È cresciuto credendo che sua madre Eleanor Louise Cowell fosse sua sorella maggiore. I biografi di Bundy Stephen Michaud e Hugh Aynesworth affermano di aver appreso che Louise fosse in realtà sua madre quando era al liceo. La scrittrice di gialli Ann Rule afferma che fu intorno al 1969, poco dopo una rottura traumatica con la sua ragazza del college.

Uhm… aspetta un attimo… penso di aver sbagliato. C’è qualcosa che non va, ma non sono esattamente sicuro di cosa… Oh merda! Ecco cosa ho sbagliato! Ho accidentalmente tagliato e incollato la biografia del “serial killer” Ted Bundy invece di quella di Jack Nicholson. Mi dispiace. Ecco come dovrebbe suonare la biografia di Jack: Nicholson è nato in un luogo indeterminato da una showgirl minorenne e non sposata. L’identità di suo padre rimane un mistero… Per evitare lo stigma sociale, i nonni di Nicholson, John Joseph ed Ethel Nicholson, lo rivendicarono come loro figlio; nel prendere il loro cognome, divenne John Joseph Nicholson, Jr. Crebbe credendo che sua madre June Francis Nicholson fosse sua sorella maggiore. I giornalisti affermano di aver appreso che June fosse in realtà sua madre nel 1974, quando aveva 37 anni. Nel frattempo, June era morta da poco più di un decennio, avendo vissuto solo fino all’età di 44 anni.

Si dice che Nicholson sia nato al St. Vincent’s Hospital di New York, ma non vi è traccia di simile nascita all’ospedale o negli archivi della città. A quanto pare, Jack Nicholson non ha un certificato di nascita. Fino al 1954, quando era quasi adulto, ufficialmente non esisteva. Ancora oggi, la cosa più vicina a un certificato di nascita che ha è un “Certificato di un rapporto di nascita ritardato” che è stato depositato il 24 maggio 1954. Il documento elenca John ed Ethel Nicholson come i genitori e identifica il luogo della nascita come l’indirizzo di casa di Nicholson a Neptune nel New Jersey.

Sembra quindi che non ci sia modo di determinare chi sia veramente Jack Nicholson. Ha detto ai giornalisti che non ha interesse a identificare chi fosse suo padre, né, a quanto pare, a verificare l’identità di sua madre. Quello che sappiamo è che il nucleo della cricca degli anni ’60 conosciuta come gli Young Turks (e i Turkettes) era composto dai seguenti individui: il nipote di un Bonesman; il figlio di un ufficiale dell’OSS; il figlio di un ufficiale dell’intelligence navale; la figlia di quello stesso ufficiale dell’intelligence navale; la figlia di un ufficiale dei servizi segreti dell’esercito; la figlia di un ragazzo che si è apertamente associato a gangster di spicco per tutta la vita; il figlio di un probabile psicologo; e un ragazzo i cui primi anni sono così avvolti nel mistero che potrebbe anche non esistere.

Probabilmente dovrei anche menzionare, che Henry Fonda ha ottenuto il suo primo concerto da attore attraverso Dorothy “Dodie” Brando, la direttrice di un teatro locale e la madre del futuro vicino di casa di Jack Nicholson, Marlon Brando. Dato che il mondo è piuttosto piccolo, la mamma di Marlon era una buona amica della mamma di Hank, Elma Fonda. A dire il vero, le famiglie avevano verosimilmente avuto stretti legami per molto tempo. Un tempo molto lungo. Gli antenati di Marlon Brando ed Henry Fonda, sapete, arrivarono a New York quasi nello stesso periodo, circa tre secoli e mezzo fa.

Marlon Brando è in linea diretta di discendenza dai coloni Ugonotti francesi Louis DuBois e Catharine Blanchan DuBois, che arrivarono a New York da Mannheim, in Germania, intorno al 1660 e fondarono rapidamente New Rochelle. Altri discendenti di DuBois includono l’ex senatore degli Stati Uniti Leverett Saltonstall, l’ex governatore del Massachusetts e membro del CFR William Weld, l’attuale First Lady della California Maria Shriver e molto probabilmente i presidenti degli Stati Uniti Jimmy Carter e Zachary Taylor.

Henry Fonda, d’altra parte, è un discendente diretto di Jellis Douw Fonda e Hester Jans Fonda, coloni olandesi che arrivarono a New York intorno al 1650 e si stabilirono vicino a quella che sarebbe diventata Albany. I Fonda sono salpati dalla Frisia, nei Paesi Bassi, su una nave soprannominata  Valckenier, che era di proprietà di un olandese molto ricco di nome Jan-Baptist van Rensselaer. E il signor van Rensselaer, come ricorderanno coloro che hanno prestato attenzione in classe, apparteneva alla linea di sangue che un giorno avrebbe prodotto un ragazzo di nome David van Cortland Crosby.

Sembrerebbe quindi che Peter Fonda dovesse in qualche modo a Crosby quella motocicletta Triumph che gli restituì negli anni ’60, quando gli antenati di David furono abbastanza in gamba da dare un passaggio nel Nuovo Mondo agli antenati di Peter e ciò che ne conseguì.

Un’altra cosa che potremmo notare su Hank Fonda prima di concludere questo episodio è questa: il 28 settembre 1919, quando Henry aveva solo quattordici anni, testimoniò per un crimine così brutalmente sadico e depravato che ci si chiede cosa avrebbe suscitato un evento del genere nella psiche di un ragazzino. Secondo un resoconto pubblicato all’epoca, un giovane nero di nome Will Brown, accusato di aver violentato una ragazza bianca, venne picchiato da una folla inferocita fino a perdere i sensi. I suoi vestiti furono poi strappati e fu impiccato ad un lampione. Benché fosse già piuttosto morto, il suo cadavere fu poi crivellato di proiettili, dopo di che venne fatto a pezzi e trascinato dietro un’auto. Il suo corpo è stato poi cosparso di carburante e bruciato. In seguito, il cadavere carbonizzato, malconcio e pieno di proiettili del signor Brown fu trascinato con orgoglio per le strade del centro. Per commemorare l’evento, la corda utilizzata per il linciaggio è stata tagliata in piccoli pezzi che sono stati venduti a 10 centesimi l’uno agli acquirenti desiderosi.

E questa, amici miei, è un’istantanea della società malata in cui viviamo… ma oggi, forse, ho divagato.

Concludiamo questo episodio con una rapida rassegna di ciò che abbiamo appreso sulle persone che popolavano Laurel Canyon tra la metà e la fine degli anni ’60. Sappiamo che un sottogruppo di residenti fosse un folto gruppo di musicisti che decisero tutti, quasi contemporaneamente, di inondare il canyon. I membri più importanti di questo gruppo erano, senza ombra di dubbio, i figli e le figlie della comunità militare/di intelligence. Sappiamo anche che mescolati a loro ci fossero le giovani star di Hollywood, che erano anche, in misura sorprendente, i figli e le figlie della comunità militare/di intelligence. E, infine, sappiamo che nel cocktail ci fossero anche una decina di membri del personale militare/di intelligente che operava nella struttura conosciuta come il Lookout Mountain Laboratory.

Devo dirvi adesso gente che, date le dimensioni relativamente piccole di Laurel Canyon, sto cominciando a chiedermi se ci fosse spazio per persone normali che avrebbero voluto vivere lo stile di vita del rock ‘n’ roll. Ma nonostante questo, sono sicuro che ci sono ancora alcuni “teorici della coincidenza” hardcore tra la massa che vedranno ancora tutto questo come “tanto rumore per niente”. Mi impegno però ad aiutare quelle persone a vedere la realtà, non importa quanto possa ferire i loro occhi sensibili, quindi lancerò un altro elemento provocatorio nel mix di Laurel Canyon, per gentile concessione di LA Exposed di Paul Young:

“La maitresse uomo più meschina [in tutta la sordida storia di Los Angeles] dovrebbe essere Billy Bryars, il ricco figlio di un magnate del petrolio e produttore part-time di porno gay. Si diceva che Bryars avesse un gruppo stellare di clienti che usava il suo “bordello” in cima al Laurel Canyon. In effetti, alcuni hanno affermato nientemeno che J. Edgar Hoover, il fondatore e amministratore delegato dell’FBI, fosse uno dei suoi migliori clienti… quando Bryars finì sotto il controllo della polizia nel 1973, presumibilmente per traffico di pornografia infantile, gli ufficiali ottennero un certo numero di confessioni da alcuni dei suoi imbroglioni, e alcuni di loro hanno identificato Hoover e [Clyde] Tolson come “Madre John e zio Mike” e hanno affermato di averli serviti in numerose occasioni.

Sembra quindi che anche i massimi funzionari delle forze dell’ordine della nazione facessero parte della scena di Laurel Canyon alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, insieme a varie altre persone di rilievo sconosciute. E troviamo anche, non troppo scioccante a questo punto, che Laurel Canyon fosse un portale di pornografia infantile, che ovviamente va di pari passo con i rapporti che abbiamo già esaminato sugli abusi sessuali organizzati e abusi sessuali su minori perpetrati da vari autori. E non dimentichiamolo, abbiamo anche quella lunga e sanguinosa lista di morti di Laurel Canyon, che, nella prossima puntata, diventerà ancora più lunga e ancora più sanguinosa.

Restate sintonizzati…

* * * * * * * * *

E ora, fedeli lettori, permettetemi di rispondere ad alcune domande comuni che sono sorte, a cominciare da:

1. Dove diavolo sono le didascalie delle foto? Come faccio a sapere cosa sto guardando?

Mi dispiace. Volevo includere una nota con gli ultimi due post che istruisse i lettori che le foto hanno didascalie a comparsa; se lasci passare il cursore sulle immagini, i segreti dovrebbero essere rivelati.

(P.S. le didascalie sono andate perse per via della censura)

2. Cosa  dovrebbe significare il sottotitolo della serie, “The Strange but Mostly True Story…”? Ti inventi queste stronzate a tuo piacimento?

Il sottotitolo allude al fatto che quando si tratta di qualcosa che riguarda Hollywood, c’è quasi sempre più di una versione della “verità”. Molto di quello che passa per verità a Hollywood è in realtà leggenda e creazione di miti, e molto di ciò che viene liquidato come diceria e leggenda è in realtà almeno un’approssimazione della verità. Mi sono sforzato di riportare questa storia nel modo umanamente più accurato possibile utilizzando il mio rilevatore di stronzate finemente affinato per separare i fatti dalla finzione. La maggior parte dei dettagli importanti della storia, in ogni caso, non sono stati contestati.

3. Alla fine hai intenzione di pubblicarlo come libro?

Ne dubito. Ho pensato di metterlo insieme come manoscritto, ma alla fine ho deciso di pubblicarlo su Internet, per un paio di motivi, il primo dei quali è che volevo che le persone lo leggessero davvero. E voi gente, se siamo onesti adesso, non siete molto interessati a quel concetto “vecchia scuola” di comprare e leggere libri. La realtà è che, in base al traffico verso il mio sito negli ultimi tempi, molte più persone hanno letto questa serie nei due mesi in cui era in corso rispetto a quelle che hanno letto il mio ultimo libro dopo quattro anni di stampa.

L’altro motivo per cui ho scelto di presentare questo materiale via Internet è che tutti voi possiate contribuire ad assicurare che la storia sia raccontata nel modo più accurato possibile. Questo è, in un certo senso, uno sforzo collaborativo. Sebbene io sia disposto a fare la maggior parte del lavoro pesante, mi affido a tutti voi per sottolineare eventuali gaffe o omissioni. In altre parole, questo è un lavoro in corso e ho già apportato alcune piccole correzioni nei post precedenti grazie al feedback dei lettori.

Grazie a un lettore particolarmente utile che ha accesso agli indici di nascita, morte, matrimonio e divorzio della California, nonché alle informazioni del censimento degli Stati Uniti, ora sappiamo qualcosa in più sul clan Paulekas rispetto a prima. Vitautas Alfonso Paulekas è nato il 20 maggio 1913 in Massachusetts, figlio di John e Rose Paulekas. Aveva una sorella maggiore, Albena, e due fratelli minori, Bronislo e John. Vito ha sposato Szou (vero nome Sueanne C. Shaffer) il 7 luglio 1961, quando lui aveva 48 anni e lei solo 18. Se si sono incontrati quando lei aveva 16 anni, come sembra abbastanza probabile, allora Vito aveva 46 anni all’epoca, anziché essere sulla cinquantina come precedentemente riportato.

Le informazioni di gran lunga più interessanti che emergono riguardano il giovane Godo Paulekas. Nato il 1 dicembre 1963, Godo è morto il 23 dicembre 1966, dopo aver appena compiuto il suo terzo compleanno. Il 23 dicembre era, curiosamente, il solstizio d’inverno (o giu di lì). E non era solo un solstizio d’inverno, intendiamoci, ma in particolare il primo solstizio d’inverno nell’Era di Satana (come dichiarato dall’amico di Kenneth Anger, Anton LaVey, il 30 aprile 1966). La data della sua morte significa anche che il giovane Godo è morto a meno di 48 ore dalla mattina di Natale, eppure i suoi genitori pensavano ancora che fosse un buon momento per uscire a ballare.

Vito e Sueanne hanno divorziato nel nord della California nel marzo del 1975. Prima di farlo, hanno prodotto molti altri bambini, a ciascuno dei quali sono stati dati nomi sempre più ridicoli. Gruvi Nipples Paulekas è nato il 23 giugno 1967, esattamente sei mesi dopo la morte di Godo e, quindi, molto vicino al solstizio d’estate. Mons. Paulekas è nato il 29 dicembre 1969, pochi giorni dopo il terzo anniversario della morte di Godo. Stranamente, Sky Paulekas è nato il 1 dicembre 1971, in quello che sarebbe stato l’ottavo compleanno di Godo. Ultimo ma certamente non meno importante, Phreekus Mageekus Paulekas è nato il 28 gennaio 1974, poco più di un anno prima che Vito e Sueanne divorziassero. Secondo un rapporto, Gruvi si è unita a Godo nel grande aldilà, vittima del suo vorace appetito per le droghe e l’alcol.

Quanto a Carl Franzoni, c’erano infatti una coppia di fratelli di nome Franzoni che furono condotti li dall’Italia all’inizio del 1800 per scolpire i monumenti massonici di Washington. Secondo il libro di Ihna Thayer Frary, They Built the Capitol, Giuseppe Franzoni (e suo fratello Carlo) “aveva rapporti familiari particolarmente buoni in Italia, essendo nipote del cardinale Franzoni e figlio del presidente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.” Furono spediti li anche Francesco Iardella, cugino dei fratelli Franzoni, e Giovanni Andrei, cognato di Giuseppe Franzoni. Finora, non sono stato in grado di verificare che Carl Franzoni discenda effettivamente da questi uomini, ma sembra abbastanza probabile dato che Carl verosimilmente non sarebbe a conoscenza di un capitolo così oscuro della storia americana se non fosse per un legame familiare.

Un’ultima nota: cercando ho scoperto che Bobby Sherman alla fine è diventato un vice sceriffo. Davvero. A differenza del suo co-protagonista in Here Come the Brides della fine degli anni ’60, David Soul, che in seguito divenne un finto poliziotto cazzuto “Hutch”, Bobby divenne un vero poliziotto cazzuto. Quindi immagino sia piuttosto figo, dopotutto. A parte, ovviamente, i capelli. E i vestiti. E le canzoni sdolcinate. E la cattiva recitazione. E…

Dimenticatevi che l’abbia mai tirato fuori.

Continua…

Lascia un commento