PERCHÉ TUTTO QUELLO CHE CREDETE DI SAPERE SULL’ASSASSINIO DI LINCOLN È SBAGLIATO (PARTE IV)

Fonte: Center For An Informed America

Di Dave McGowan
7 aprile 2014

Nell’ultima puntata, abbiamo incontrato sette uomini e una donna che furono processati da un tribunale militare per i loro presunti ruoli nel complotto per assassinare il presidente Abraham Lincoln. Ma ci furono altri due individui coinvolti nella presunta cospirazione: la mente e l’assassino, John Wilkes Booth, e il suo presunto braccio destro, John Harrison Surratt Jr., figlio della giustiziata Mary Surratt.

Come la maggior parte dei suoi presunti co-cospiratori, Surratt era un giovane ben educato e di bell’aspetto proveniente da una famiglia benestante del Nord. Nacque nell’aprile 1844 da John e Mary Surratt e fu battezzato nella chiesa di San Pietro a – dove sennò? – Washington DC. Ha studiato al St. Charles College nel, ovviamente, Maryland. Alla tenera età di diciotto anni, in seguito alla morte del padre, Surratt divenne il direttore delle poste di Surratsville. Oltre a ciò, si sa poco della prima infanzia dell’uomo scelto dal governo per essere il principale complice di Booth. Come scrisse Theodore Roscoe in The Web of Conspiracy:

“Le registrazioni ufficiali su John Harrison Surratt Jr., sono similmente prive di approfondimento… Passa per Washington come un’ombra. Le sue apparizioni nella casa di H Street sono misteriose. Ora lo si scorge a Richmond. Successivamente viene intravisto in Canada. Le autorità non possono mai mettergli le mani addosso, e nemmeno gli storici. Si conosce meno di John Harrison Surratt Jr. che dei parenti stretti del circolo sociale di Booth.”

John Harrison Surratt Jr., come abbozzato da un artista per Harper’s Weekly

Roscoe afferma, come hanno fatto molti altri storici, che Surratt “operava come spia e come messaggero, trasmettendo dispacci dei confederati tra Richmond, Washington e Montreal, in Canada. Quando la pensione della signora Surratt fu ben stabilita a Washington, John H. Surratt divenne un operatore ben pagato e altamente abile nei servizi segreti della CSA [Stati Confederati d’America]” Probabilmente fu così. Sembra però molto più probabile, dati i vari fatti del caso, che fosse in realtà un agente dell’Unione che si spacciava per un agente confederato. O che le due “parti” fossero in realtà la stessa cosa, come pare ovvio.

Dei dieci presunti cospiratori, Surratt, che ha festeggiato il suo ventunesimo compleanno appena un giorno prima che Lincoln venisse ucciso, fu l’unico a non essere catturato o ucciso nella massiccia caccia all’uomo che seguì l’assassinio. Si recò rapidamente in Canada, dove trovò rifugio presso un prete cattolico durante il periodo in cui sua madre veniva processata, condannata e impiccata. Lasciò il Canada all’inizio di settembre, circa due mesi dopo che le esecuzioni fossero state eseguite. Da quel momento in poi, il governo degli Stati Uniti sembra essere stato ben consapevole dei suoi movimenti e di dove si trovasse.

John Surratt nella sua uniforme papale zuava

Il 4 marzo 1867, il Washington Daily Morning Chronicle riassunse i risultati di un’indagine del Comitato giudiziario della Camera dei rappresentanti come segue: “Sembra che Surratt salpò dal Canada nel settembre 1865 e sbarcò a Liverpool il 27 del stesso mese; che il fatto del suo sbarco fu comunicato al segretario Seward dal viceconsole americano, il signor Wilding. Il presidente o il segretario di Stato non hanno preso alcuna misura per garantire il suo arresto. Nessuna richiesta è stata fatta all’Inghilterra per il suo ritorno in questo paese, né vi è alcuna prova dell’acquisizione o del tentativo di procurare un atto d’accusa contro di lui”.

Lo stesso Surratt in seguito dirà che: “Mentre ero a Londra, Liverpool e Birmingham, i nostri consoli in quei porti sapevano chi fossi e informavano il nostro Dipartimento di Stato su dove mi trovassi, ma non fu fatto nulla”. Comportamento davvero curioso per un governo che, solo pochi mesi prima, aveva perseguito e giustiziato in modo aggressivo cospiratori minori.

Il 24 novembre 1865, due mesi dopo il piacevole soggiorno di Surratt in Inghilterra, il Segretario di Guerra Edwin Stanton ritirò bruscamente la taglia permanente sulla testa di Surratt, segnalando chiaramente all’Europa e altrove che gli Stati Uniti non erano poi così interessati a perseguire la cattura e il processo giudiziario del presunto complice. Stanton, inutile dirlo, non offrì alcuna spiegazione per le sue azioni insolite.

Nell’aprile 1866, Surratt salpò dall’Inghilterra per l’Italia, arrivando a Roma, dove gli fu quasi immediatamente assegnato un incarico con la guardia militare d’élite del papa Zuavo. Il 21 aprile, un compagno zuavo, Henri de Sainte-Marie, che era un vecchio amico del Maryland, informò il ministro americano a Roma, il generale Rufus King, del luogo in cui si trovava e della vera identità di Surratt. Un cardinale Antonelli spiegò a King che «se il governo americano volesse la resa del criminale non ci sarebbero difficoltà di mezzo». Il governo degli Stati Uniti, tuttavia, scelse di guardare dall’altra parte.

Tornando ancora una volta alla sintesi delle conclusioni del Comitato della Camera, troviamo che “la notizia della presenza [di Surratt] a Roma è giunta alle orecchie del ministro King. È stato informato da altri rispetto al Segretario di Stato che Surratt era al servizio militare del Papa, e comunicò il fatto mediante lettera, datata 8 agosto 1866, al suo dipartimento. Nonostante ciò, non sono state prese misure per identificare o garantire l’arresto del presunto cospiratore e assassino…” [enfasi aggiunta]

Non venne data nessuna spiegazione, ovviamente, per il ritardo di quasi quattro mesi nella stesura e nell’invio della lettera. L’11 novembre 1866, Surratt dopo aver svolto i suoi affari a Roma per circa sette mesi, senza fare alcuno sforzo per mimetizzarsi, le autorità papali ne ordinarono l’arresto. Si presume in seguito che sia saltato da una scogliera e sia fuggito, in qualche modo sopravvivendo verosimilmente a una caduta di 100 piedi ed eludendo almeno 50 soldati che si trovarono ad inseguirlo in pochi minuti. Quindi si fece strada casualmente attraverso l’Italia, mantenendo un basso profilo continuando a indossare l’uniforme dai colori sgargianti dello Zuavo papale.

Caserma a Veroli, Italia, da dove John Surrat sarebbe fuggito

Dopo essersi recato a Napoli, dove gli venne dato rifugio dalla polizia locale e gli venne concesso di dormire alla stazione come ospite gratuito per tre notti, prenotò il passaggio prima per Malta e poi per Alessandria d’Egitto. Il 27 novembre 1866 fu finalmente arrestato dalle autorità statunitensi. Trascorse quasi un altro mese intero prima che fosse rispedito negli Stati Uniti a bordo della Swatara, una nave della Marina degli Stati Uniti, che salpò il giorno del solstizio d’inverno, il 21 dicembre 1866.

Quel viaggio di ritorno impiegò un tempo insolitamente lungo per raggiungere gli Stati Uniti, quasi un mese e mezzo. Se fosse stato disponibile un pedalò, Washington probabilmente avrebbe scelto di farne uso. Dopo aver raggiunto le coste degli Stati Uniti, la nave venne tenuta ancorata al porto per alcune settimane mentre l’equipaggio aspettava che il ghiaccio si sciogliesse sul Potomac. C’erano, ovviamente, altri porti disponibili da cui Surratt avrebbe potuto essere rapidamente trasportato in treno a Washington, ma le autorità scelsero di ritardare il suo arrivo il più a lungo possibile.

Come ha scritto il ricercatore Vaughan Shelton (Mask for Treason), “Quando il governo papale a Roma ha finalmente forzato la questione arrestando Surratt, è stata usata ogni tattica possibile per ritardarne il suo ritorno”. Otto Eisenschiml (In the Shadow of Lincoln’s Death) ha concordato, osservando che “Stanton aveva fatto del suo meglio per impedire che Surratt venisse riportato indietro…”

Il 4 febbraio 1867, il Gran Giurì del Distretto di Columbia incriminò John Surratt, che era ancora detenuto a bordo della Swatara alla foce del Potomac. Il 19 febbraio, la Swatara finalmente si ancorò al Washington Navy Yard e Surratt mise piede sul suolo americano per la prima volta in quasi due anni. Lo stesso giorno fu emesso un mandato di arresto per la sua cattura. Quattro giorni dopo, il 23 febbraio, Surratt venne condotto in tribunale a presentare un’istanza.

 Capo del team difensivo di avvocati Joseph H. Bradley
Co-consulente Richard T. Merrick

Il 18 aprile 1867, gli avvocati difensori di Surratt presentarono una mozione per fissare una data per l’inizio del processo, dicendo che fossero pienamente preparati a procedere. Lo stesso giorno, l’ufficio del procuratore distrettuale ha presentato una mozione per il rinvio. Era solo il primo dei molti tentativi da parte dello Stato di ritardare l’inizio del processo. Il New York Herald riportò, il 19 maggio 1867, che “i rappresentanti legali del prigioniero si sono più e più volte dichiarati pronti, ma, contrariamente alla sentenza generale, l’accusa, dopo sei mesi di preparazione, non è mai stata ancora in grado di dire: «Siamo pronti a procedere con il processo»”. Dieci giorni dopo, il Baltimore Sun ha aggiunto che “si lascia intendere che, per ragioni non rese pubbliche, il processo a Surratt non è affatto desiderabile”.

La domanda più ovvia che viene in mente in questo sordido capitolo della storia degli Stati Uniti è perché il governo ha improvvisamente perso il desiderio di perseguire aggressivamente e processare l’ultimo presunto cospiratore di Lincoln? La ragione principale è che, finita la guerra, Washington non aveva più alcuna giustificazione per chiedere “giustizia” attraverso un tribunale militare e avrebbe dovuto fare affidamento invece a tribunali civili. E questo significava che il procedimento non avrebbe potuto essere controllato e corrotto almeno nella misura in cui lo era stato durante il primo processo simulato.

Questo presentò a Washington un problema enorme. Senza l’imbavagliamento dell’imputato, e senza l’introduzione massiccia di testimonianze false e prove fabbricate, e con l’obbligo di seguire le norme di legge effettive, lo stato aveva poche possibilità di una condanna. E dato che altri otto erano già stati giustiziati o esiliati nella versione americana della Siberia, nonostante avessero avuto ruoli minori nella presunta cospirazione, non sarebbe stato tanto carino che John Surratt uscisse dall’aula da uomo libero.

Inoltre, il governo aveva fatto di tutto per porre fine all’assassinio il più rapidamente possibile. Gli altri presunti cospiratori erano stati arrestati, incriminati, processati, condannati e giustiziati/imprigionati in meno di tre mesi, principalmente perché Washington aveva un interesse acquisito a concludere le cose il più rapidamente possibile, prima che troppe questioni preoccupanti potessero essere sollevate. L’ultima cosa che volevano fare era riaprire il caso al vaglio pubblico.

Data poca scelta in materia, il caso passò al processo nel giugno 1867. E fedele alla forma, lo stato fece del suo meglio per truccare il procedimento. Come scrisse in seguito il primo capo dei servizi segreti americani, William P. Wood, Surratt si trovò “di fronte a un’abbondanza di false testimonianze”. Venne anche confrontato con un’abbondanza di prove fasulle, incluso un documento che era stato in acqua presumibilmente per sei settimane prima di essere recuperato, ma che non mostrava alcun segno di deterioramento.

E poi c’erano le istruzioni della giuria ridicolmente faziose fornite dal presidente George Fisher, che iniziava con le parole immortali: «Chi sparge il sangue dell’uomo dall’uomo, il suo sangue sarà sparso. Così parlò l’Onnipotente». Bisognerebbe cercare in lungo e in largo negli annali della giurisprudenza americana per trovare una serie di istruzioni per la giuria più selvaggiamente inappropriata.

 Presidente della Corte George P. Fisher

Per assicurarsi che il processo fosse adeguatamente truccato, il Segretario di Stato William Seward assunse Edwards Pierrepont, un vecchio amico del Segretario di Guerra Edwin Stanton, per assistere l’accusa, sebbene né il Dipartimento di Stato né il Dipartimento della Guerra avessero avuto nulla a che fare con ciò che era apparentemente un processo civile. Pierrepont era un discendente di James Pierepont, cofondatore della Yale University. Fu assunto anche Albert G. Riddle da Seward per assistere Pierrepont. Il diario del segretario della Marina Gideon Welles avrebbe poi rivelato che Riddle “era stato impiegato da Seward per cercare, o fabbricare, testimonianze contro Surratt”.

Uno degli aspetti più bizzarri del processo Surratt è stata la testimonianza resa dal nostro vecchio amico Henry Rathbone, che venne chiamato a testimoniare, come accadde al processo militare, per fornire una testimonianza oculare sull’uccisione di Lincoln. Sebbene non fosse stato commentato all’epoca, o per decenni dopo, Rathbone chiaramente non stava ricordando spontaneamente gli eventi come erano accaduti, ma piuttosto stava recitando la sua testimonianza da un copione memorizzato.

Quella sceneggiatura sembra essere stata creata il 17 aprile 1865, due giorni dopo la morte di Lincoln, quando Rathbone venne verosimilmente deposto. Una parte di quella presunta deposizione recita quanto segue: “Quel 14 aprile 1865, verso le 8 e 20 di sera, lui, con la signorina Clara H. Harris, lasciò la sua residenza, all’angolo tra la Quindicesima e la H Streets, e si unì al Presidente e alla signora Lincoln, e si diresse con loro in carrozza al Ford’s Theatre, sulla Tenth Street… Quando il gruppo fece ingresso nel palchetto, una poltrona imbottita era in piedi all’estremità del palchetto più lontano dal palcoscenico e più vicino al pubblico… Mentre si stava recitando la seconda scena del terzo atto, e mentre questo deponente osservava attentamente lo svolgersi della scena, con le spalle rivolte alla porta, udì dietro di sé lo sparo di una pistola, e guardandosi intorno, scorse, attraverso il fumo, un uomo tra la porta e il Presidente… Questo deponente balzò immediatamente verso di lui e lo afferrò; si svincolò dalla presa e diede un violento colpo al petto del deponente con un grosso coltello. Il deputato bloccò il colpo spazzandolo con il braccio e ricevette una ferita profonda diversi centimetri nel braccio sinistro, tra il gomito e la spalla…”

Un mese dopo, il 15 maggio 1865, Rathbone testimoniò davanti al tribunale militare. Con l’eccezione di fornire la sua testimonianza in prima persona, fu un recital quasi letterale del copione preparato il mese prima, e recitava più o meno così: “La sera del 14 aprile scorso, a circa 20 minuti alle 8, in compagnia della signorina Harris, lasciai la mia residenza all’angolo tra la Quindicesima e la H Street, raggiunsi il Presidente e la signora Lincoln, e mi diressi con loro, nella loro carrozza, al Ford’s Theatre in Tenth Street… All’ingresso del palchetto c’era una grande poltrona che era posta più vicina al pubblico, la più lontana dal palcoscenico… Mentre veniva rappresentata la seconda scena del terzo atto, e mentre osservavo intento lo svolgimento della scena, con la schiena rivolta alla porta, ho sentito lo sparo di una pistola dietro di me e, guardandomi intorno, ho visto, attraverso il fumo, un uomo tra la porta e il presidente… Sono subito balzato verso di lui e l’ho afferrato. Si svincolò dalla mia presa e mi diede un violento colpo al petto con un grosso coltello. Ho parato il colpo con un braccio e ho ricevuto una ferita profonda diversi centimetri nel braccio sinistro, tra il gomito e la spalla…”

Si svincolò dalla mia presa e allo stesso tempo mi diede un violento colpo con un grosso coltello. Ho parato il colpo con un braccio, e l’ho ricevuto sul braccio sinistro, tra il gomito e la spalla, e ho subìto una ferita profonda…”

Rappresentante del Dipartimento di Stato/Dipartimento della Guerra Edwards Pierrepont
 Albert G. Riddle

Alla fine, però, gli sfacciati tentativi del governo di corrompere il procedimento non hanno dato i loro frutti e la giuria venne lasciata in sospeso 8-4 a favore dell’assoluzione. Anche con la testimonianza ovviamente falsata, le prove fabbricate e le istruzioni della giuria estremamente inadeguate, lo stato era stato in grado di ottenere solo quattro voti per la condanna. E Surratt si era trovato un certo numero di nuovi fan. Come ha osservato Eisenschiml, “Le signore di Washington lo consideravano piuttosto attraente e affollavano l’aula del tribunale”.

John Harrison Surratt è uscito dal tribunale da uomo libero e lo stato ha tranquillamente deciso di non perseguire ulteriormente le accuse. Cinque anni dopo, sposò Mary Victorine Hunter, cugina di secondo grado nientemeno che di Francis Scott Key, il cui assassino del figlio, si ricorderà, venne difeso da Edwin Stanton. La pronipote di Key, Pauline Potter, tra l’altro, in seguito sposò il barone Philippe de Rothschild, della famigerata famiglia di banchieri Rothschild.

Surratt visse fino alla veneranda età di 72 anni, morendo, stranamente, il 21 aprile 1916, a esattamente 50 anni dal giorno in cui era stato identificato a Roma come membro dello Zuavo pontificio. Si dice che avesse scritto una biografia, ma avrebbe deciso di bruciarla pochi giorni prima della sua morte. In modo simile, si dice che Robert Todd Lincoln abbia bruciato tutti i documenti privati ​​di suo padre poco prima della sua morte, perché, suppongo, non si volesse che la verità sull’assassinio del proprio padre diventasse di pubblico dominio.

Continua…

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