MENANDO IL CAGNOLINO LUNATICO PER L’AIA (PARTE I)

Fonte: Center For An Informed America

Di Dave McGowan
1 ottobre 2009

“Si crede comunemente che l’uomo volerà direttamente dalla terra alla luna, ma per farlo occorrerà un veicolo di proporzioni così gigantesche che risulterà economicamente impossibile. Dovrà sviluppare una velocità sufficiente a penetrare l’atmosfera e superare la gravità terrestre e, dopo aver viaggiato fino alla luna, avere ancora abbastanza carburante per atterrare in sicurezza e fare il viaggio di ritorno sulla terra. Inoltre, per dare alla spedizione un margine di sicurezza, non utilizzeremo una sola navicella, ma almeno tre… ogni razzo sarà più alto dell’Empire State Building di New York [alto quasi ¼ di miglio] e peserà circa dieci volte la stazza della Queen Mary, ovvero circa 800.000 tonnellate”.

Wernher von Braun, il padre del programma spaziale Apollo, dal libro Conquest of the Moon

Vedo tutti voi grattarvi la testa là fuori e so esattamente cosa state pensando: “Perché diavolo stiamo facendo questa deviazione sulla Luna? Che fine ha fatto Laurel Canyon? Sei andato completamente fuori di testa?”

*Sospiro*

Tutto è iniziato qualche mese fa, quando i miei impegni quotidiani a lavoro e i drammi familiari sono aumentati e quello che si è rivelato essere un progetto parallelo ha cominciato a richiedere molto tempo, tutto ciò ha reso sempre più difficile ritagliarmi tempo per lavorare sui restanti capitoli della serie. Nel corso dei due mesi successivi, ho praticamente perso tutto lo slancio e non ho trovato più facilmente le giuste motivazioni per scrivere anche quando ve ne fosse il tempo.

A volte succede. Anche se sembra un cliché, il “blocco dello scrittore” è un fenomeno molto reale. Spesso mi succede che posso sedermi alla tastiera e le parole mi escono dalla testa più velocemente di quanto riesca a scriverle sullo schermo. Ma ci sono anche momenti in cui produrre solo una frase decente sembra un compito quasi impossibile. Questa è stata una di quelle volte.

Ho trovato una nuova fonte di ispirazione, tuttavia, quando mia moglie mi ha inviato per e-mail la recente storia del falsa roccia lunare olandese, che io e molti altri abbiamo trovato piuttosto divertente, e che mi ha anche ricordato che avevo molti altri articoli e informazioni sul progetto Apollo che avevo raccolto nei nove anni trascorsi da quando scrissi per la prima volta sui presunti sbarchi sulla Luna. Dopo aver dato una prima occhiata, nel 2000, ero abbastanza convinto che gli atterraggi fossero, in effetti, falsi, ma è stato perfettamente ovvio che il post per lo più breve, piuttosto ironico che avevo pubblicato nel luglio del 2000 non avrebbe convinto nessun altro di ciò.

Così ho pensato di dare uno sguardo più completo al programma Apollo. Per questo, ho recuperato il mio articolo originale su Apollo insieme a vari altri frammenti sparsi nelle newsletter precedenti, ho inserito tutto il materiale più recente che non era mai approdato sul mio sito web e poi ho setacciato internet per ulteriori informazioni. In questa maniera, mi sono reso conto che si era possibile sostenere un caso decisamente migliore di quello che avevo precedentemente offerto ai lettori.

Mi sono anche reso conto che era possibile metter su un caso di gran lunga migliore di quello che è attualmente disponibile sulla rete.

Sono rimasto piuttosto sorpreso su quanto poco ci sia là fuori: un paio di libri di Bill Kaysing e Ralph Rene, un’infarinatura di siti web e una varietà di video su YouTube di varia qualità. Praticamente tutti i siti web e i video tendono ad attenersi allo stessa narrazione ricoperta da Kaysing e Rene, e usano quasi tutti le stesse fotografie della NASA per sostenere gli stessi punti. Allo stesso modo anche i siti dedicati a “sfatare” l’idea che gli sbarchi siano stati falsificati, e quei siti sembrano effettivamente superare in numero i siti truffa.

Pur soffrendo per l’uniformità paralizzante dei vari siti web su entrambi i lati degli schieramenti, è diventato perfettamente chiaro che la sponda della bufala del dibattito aveva seriamente bisogno di un nuovo approccio e di alcune nuove intuizioni. Così ho ricominciato a scrivere. Senza sosta. Ciò non significa, tuttavia, che ho abbandonato la serie su Laurel Canyon. Ho intenzione di tornarci presto.

E a dire il vero, mentre la storia dell’Apollo potrebbe inizialmente sembrare un allontanamento radicale dalla serie su Laurel Canyon in corso, in realtà non è affatto una deviazione. Dopotutto, saremo ancora negli anni ’60 e ’70. E in misura significativa, probabilmente staremo ancora a Laurel Canyon, perché di chi altri, dopo tutto, si sarebbe fidata la NASA per gestire il lavoro di post-produzione di tutto quel materiale girato su Apollo se non il Lookout Mountain Laboratory?

Sono molto ben consapevole, tra l’altro, che ci sono molte, molte persone là fuori – anche molti che hanno guardato oltre altre storielle raccontate dal nostro governo – che pensano che i teorici della bufala lunare siano dei completi pazzi. E sono stati dedicati parecchi sforzi coordinati per radunarle in questa direzione. Questo rende l’ingresso al dibattito sulla bufala della Luna una questione potenzialmente pericolosa.

Ricordate quando Luther (interpretato da Don Knotts) viene portato in tribunale e citato in giudizio per calunnia in The Ghost e Mr. Chicken? E non provate a fingere di non averlo mai visto, perché sappiamo tutti che lo avete fatto. Perciò, in ogni caso, va in tribunale e viene chiamato un testimone e il ragazzo fornisce una testimonianza credibile a favore di Luther ed è chiaro che l’aula ne sia impressionata e tutto sembra andare bene per il nostro eroe delle cause perse, Luther. Ricordate cosa succede dopo però? Durante il controinterrogatorio, il testimone rivela di essere il presidente di una squadra di UFO che tiene i loro incontri su Marte!

L’aula, ovviamente, scoppia a ridere e tutta quella testimonianza precedentemente credibile finisce immediatamente fuori dalla finestra.

Ho già ricevuto e-mail provocatorie che subirò un destino simile (da persone che mi hanno sentito discutere dell’argomento nel programma radiofonico di Meria Heller). Non preoccupatevi però – ho un certo vantaggio rispetto ad altri che hanno tentato di percorrere questa strada: tutto questo mi scivola addosso. La mia missione è scovare la verità, ovunque essa si trovi; se in vari punti del percorso, alcune persone si offendono e altre mettono in dubbio la mia sanità mentale, continuerei a dormire come ho fatto sempre.

Ad ogni modo, molte persone sono estremamente riluttanti a rinunciare alla loro fiducia sul successo delle missioni dell’Apollo. Molte persone, infatti, si sono praticamente chiuse alla semplice menzione degli sbarchi sulla Luna falsificati, rifiutandosi persino di prendere in considerazione la possibilità (Facebook, tra l’altro, non è sicuramente il posto migliore per promuovere l’idea che gli atterraggi siano stati falsificati, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo). E nonostante ci siano alcuni tra i veri sostenitori che lo permetteranno, anche se credono fermamente che siamo davvero atterrati sulla Luna, lo avranno capito nel caso si fosse trattato di uno scherzo. Dato il momento storico, con le tensioni della Guerra Fredda che ribollivano e gli americani ansiosi alla ricerca di qualche segno che il loro paese fosse ancora dominante e non tecnologicamente inferiore ai sovietici, era giustificabile se la NASA avesse ingannato il mondo.

Tali sentimenti mi hanno fatto capire che la bufala dello sbarco sulla Luna fosse in qualche modo unica tra le grandi bugie raccontate al popolo americano in quanto è stata, nel grande schema delle cose, una bugia relativamente benigna e che potesse essere facilmente inventata. Ammettere che gli sbarchi siano stati falsi non avrebbe per lo meno lo stesso impatto di, diciamo, ammettere l’omicidio di massa di 3.000 americani e la distruzione di miliardi di dollari di beni immobili e quindi di usare quel crimine come pretesto per scatenare due guerre illegali e spogliare i civili, dei diritti legali e della privacy.

Eppure, nonostante fosse una bugia relativamente benevola, c’è una tremenda riluttanza tra il popolo americano a lasciar andare l’idea di aver inviato uomini sulla Luna. Ci sono un paio di ragioni per questo, una delle quali è che c’è un’idea romanzata che quelli siano stati grandi anni – anni in cui si era orgogliosi di essere americani. E al giorno d’oggi, le persone hanno bisogno di quel tipo di nostalgia romanzata a cui aggrapparsi.

Ma non è questo il motivo principale per cui le persone si aggrappano così tenacemente, spesso anche con rabbia, a quella che è essenzialmente la versione adulta di Babbo Natale, il coniglietto pasquale e la fatina dei denti. Ciò che principalmente li motiva è la paura. Ma non è la menzogna in sé che spaventa le persone; è quello che dice quella bugia sul mondo che ci circonda e su come funziona davvero. Perché se la NASA è stata in grado di tirare fuori una bufala così oltraggiosa davanti al mondo intero, e poi mantenere quella bugia viva per quattro decenni, cosa ci farebbe pensare sul controllo delle informazioni che riceviamo? Cosa ci farebbe pensare sui media, sulla comunità scientifica, sulla comunità educativa e su tutte le altre istituzioni da cui dipendiamo nel dirci la verità? Cosa ci farebbe pensare sulla natura stessa del mondo in cui viviamo?

Questo è ciò che spaventa a morte le persone e impedisce loro persino di considerare la possibilità che possano essere state totalmente ingannate. Non è con l’essere mentiti sugli sbarchi sulla Luna che le persone hanno un problema, è con la realizzazione che sopraggiunge con quella rivelazione: se potessero mentire su questo, potrebbero mentire su qualsiasi cosa.

Per mia esperienza, la stragrande maggioranza delle persone che credono veramente agli sbarchi sulla Luna non sa praticamente nulla delle presunte missioni. E di fronte ad alcuni degli aspetti poco più che plausibili di quelle presunte missioni, l’argomento più frequentemente proposto è quello che ogni ‘teorico della cospirazione’ ha sentito almeno mille volte: “Questo non può essere vero perché non c’è modo che una menzogna così grande potesse essere nascosta per tutto questo tempo… in troppi l’avrebbero scoperto… bla, bla, bla.

Ma cosa succede se i vostri occhi e la vostra innata (sebbene repressa) capacità di pensare in modo critico e indipendente vi dicono che ciò su cui tutte le istituzioni dello Stato insistono sia vero è in realtà una menzogna? Come vi comportereste altrimenti? Vi fidereste delle vostre capacità cognitive o seguireste ciecamente l’autorità e fareste finta che tutto possa essere spiegato? Se la vostra visione del mondo non vi permetterà di credere a ciò che potete vedere con i vostri occhi, allora il problema, sembrerebbe, essere con la vostra visione del mondo. Quindi cambiereste quella visione del mondo o vivreste nella negazione?

La bufala dello sbarco sulla Luna è unica tra le grandi bugie anche in un altro modo: è una bugia che apparentemente non può essere mantenuta indefinitamente. Washington non ha avuto mai bisogno di sputare il rospo, diciamo, sugli omicidi di Kennedy. Dopotutto, hanno mentito sull’assassinio di Lincoln per quasi un secolo e mezzo e l’hanno fatta franca. Ma la bufala dello sbarco sulla Luna, mi verrebbe da pensare, deve avere una certa data di scadenza.

Quanti decenni possono passare, dopotutto, senza che nessuno si avvicini nemmeno ad una rievocazione prima che le persone inizino a farsi delle domande? Quattro ovviamente non sono stati sufficienti, ma che ne dite di cinque, sei o sette? Che ne dite di quando arriveremo al centenario?

Se il primo volo transatlantico non fosse stato seguito da un altro per oltre quarant’anni, qualcuno lo avrebbe trovato insolito? Se durante i primi giorni dell’automobile, quando la gente andava allegramente a bordo della sua Model T a una velocità massima di 40 MPH, qualcuno avesse improvvisamente sviluppato un’auto che poteva essere guidata in sicurezza a 500 MPH, e poi dopo alcuni anni quell’auto fosse scomparsa e per molti decenni da quel momento in poi, nonostante gli enormi progressi nella tecnologia automobilistica, nessuno si fosse mai più avvicinato alla costruzione di una macchina che poteva raggiungere quelle prestazioni, la cosa non vi sarebbe sembrata un po’ strana?

Ci sono indicazioni che questa menzogna abbia davvero una durata di conservazione. Secondo un post del 17 luglio 2009 su CNN.com, “Sono passati 37 anni dall’ultima missione lunare dell’Apollo e decine di milioni di giovani americani non hanno il ricordo di aver visto gli sbarchi sulla luna dal vivo. Un sondaggio del 2005-2006 di Mary Lynne Dittmar, una consulente spaziale con sede a Houston, in Texas, ha rilevato che più di un quarto degli americani dai 18 ai 25 anni ha espresso qualche dubbio sul fatto che gli umani abbiano messo piede sulla luna”.

L’obiettivo di qualsiasi scrittore dissidente è aprire abbastanza le porte della percezione da far entrare un po’ di luce, in modo che si spera vengano piantati i semi di un risveglio politico. Ci sono molte porte che possono essere aperte per raggiungere questo obiettivo, ma questa sembra particolarmente vulnerabile. Unitevi a me allora mentre facciamo un piccolo viaggio sulla Luna. O almeno fingiamo di farlo.

“Se la NASA avesse davvero voluto simulare gli sbarchi sulla luna – qui stiamo parlando di pura ipotesi – il tempismo era certamente la maniera migliore. L’avvento della televisione, avendo raggiunto la massa critica mondiale solo anni prima dello sbarco sulla luna, si sarebbe rivelato determinante per il successo della frode”. Wired Magazine

Adolph Hitler conosceva un po’ l’arte della menzogna. Nel Mein Kampf, ha scritto che: “Se hai intenzione di dire una bugia, assicurati che sia una cazzo di grossa bugia”.

A dire il vero, non conosco esattamente la lingua tedesca, quindi potrebbe non essere una traduzione esatta, ma sicuramente cattura l’essenza di ciò che il futuro Fuhrer stesse cercando di dire. Ha continuato spiegando che era così perché tutti nella loro vita quotidiana raccontano piccole bugie, e quindi si aspettano pienamente che anche altri lo facciano. Ma la maggior parte delle persone non si aspetta che qualcuno dica una vera e propria balla … sapete, il tipo di bugia sfacciata e bizzarra che è semplicemente troppo assurda affinché sia effettivamente una bugia. Il tipo di bugia così esagerata che nessuno oserebbe dirla se fosse davvero tale.

Questo è il tipo di bugia, secondo Hitler, che ingannerà le grandi masse di persone, anche quando la bugia è così trasparentemente sottile che non potrebbe resistere a nessun tipo di analisi critica da parte di chiunque utilizzi effettivamente il proprio cervello anziché accettare ciecamente la legittimità delle informazioni che ricevono. Prendiamo, per esempio, l’idea piuttosto fantasiosa che gli Stati Uniti abbiano fatto sbarcare uomini sulla Luna alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70. Questo è il tipo di bugia di cui stiamo parlando qui: il tipo che sembra sfidare la logica e la ragione e tuttavia è radicato nella psiche nazionale al punto tale da passare per fatto storico.

E chiunque osasse mettere in dubbio questo “fatto storico”, inutile dirlo, deve sicuramente essere un pazzo completamente delirante.

Prima di procedere oltre, dovrei probabilmente accennare che, fino a tempi relativamente recenti, se avessi sentito qualcuno avanzare l’idea ovviamente campata per aria che gli sbarchi sulla Luna fossero falsi, sarei stato tra i primi ad offrire a detta persona un passaggio dal gommista per la convergenza. Durante la ricerca su vari altri argomenti, tuttavia, è diventato sempre più evidente che ci siano quasi sempre alcuni frammenti di verità in qualsiasi “teoria del complotto”, non importa quanto stravagante possa sembrare inizialmente quella teoria, e quindi nonostante il mio scetticismo iniziale, sono stato costretto a dare un’occhiata più da vicino al programma Apollo.

La prima cosa che ho scoperto è stata che l’Unione Sovietica, fino al momento in cui presumibilmente abbiamo fatto atterrare la prima navicella spaziale Apollo sulla Luna, ci stesse prendendo a calci in culo nella corsa allo spazio. Non c’era storia. Il mondo non avrebbe visto un’altra discrepanza di questa portata fino a decenni dopo, quando arrivarono Kelly Clarkson e Justin Guarini. I sovietici lanciarono il primo satellite orbitante, inviarono il primo animale nello spazio, inviarono il primo uomo nello spazio, fecero la prima passeggiata nello spazio, inviarono il primo equipaggio di tre uomini nello spazio, fu la prima nazione ad avere due navicelle spaziali in orbita contemporaneamente, eseguì la prima manovra di attracco senza equipaggio nello spazio e fece atterrare la prima sonda senza equipaggio sulla Luna.

Tutto ciò che hanno fatto gli Stati Uniti, prima di inviare effettivamente una navicella spaziale con equipaggio sulla Luna, era già stato fatto dai sovietici, che chiaramente erano almeno un passo o due avanti al nostro team di prim’ordine di scienziati nazisti importati. I favoriti per arrivare prima sulla Luna erano chiaramente i sovietici, se qualcuno avesse voluto puntarci sopra. I loro astronauti avevano registrato cinque volte più ore nello spazio rispetto ai nostri. E avevano una notevole quantità di tempo, denaro, talento scientifico e, forse più di tutto, orgoglio nazionale che cavalcasse questo obiettivo.

Eppure, sorprendentemente, nonostante le probabilità incredibilmente maggiori, gli americani sfavoriti ce l’hanno fatta per primi. E non solo ce l’abbiamo fatta per primi, ma dopo ben quarant’anni, i sovietici a quanto pare non hanno ancora capito come ci siamo riusciti. La domanda che giunge spontanea adesso è semplice: perché la nazione che stava guidando il mondo nel campo dei viaggi spaziali non solo non è arrivata sulla Luna negli anni ’60, ma ancora oggi non lo ha fatto? È possibile che fossero solo dei poveri perdenti? Immagino che forse la conversazione sull’equivalente della NASA di Mosca sia andata più o meno in questo modo:

Boris: Compagno Ivan, c’è una notizia terribile oggi: gli imperialisti yankee ci hanno battuto sulla Luna. Cosa dovremmo fare?
Ivan: Rivediamo interamente il nostro programma spaziale.
Boris: Ma compagno, siamo così vicini al successo! E abbiamo investito così tante energie!
Ivan: Fanculo! Se non possiamo essere i primi, non andremo affatto.
Boris: Ma ti prego compagno! La luna ha così tanto da insegnarci e gli americani sicuramente non condivideranno con noi le conoscenze che hanno acquisito.
Ivan: Nyet!

In verità, l’intero programma spaziale è stato in gran parte, sin dal suo inizio, poco più di una copertura elaborata per la ricerca, lo sviluppo e il dispiegamento di armi spaziali e sistemi di sorveglianza. I media non parlano mai di queste cose, ovviamente, ma i documenti del governo chiariscono che gli obiettivi perseguiti attraverso la ricerca spaziale sono in gran parte di natura militare. Solo per questo motivo, è inconcepibile che i sovietici non avessero seguito gli americani sulla Luna per la propria difesa nazionale.

Non sono solo i sovietici, ovviamente, che non sono mai arrivati ​​sulla Luna. Nemmeno i cinesi lo hanno fatto. Né l’ha fatto nessun’altra nazione industrializzata, nonostante il fatto piuttosto ovvio che ciascuna di queste nazioni del pianeta ora possiede una tecnologia che è anni luce oltre quella disponibile dagli scienziati della NASA negli anni ’60.

Alcuni lettori ricorderanno che (e i lettori più giovani potrebbero voler coprirsi gli occhi qui, perché le informazioni da seguire sono piuttosto scioccanti), negli anni ’60, una serie completa di dispositivi elettronici domestici consisteva in un sfocato televisore bianco a 13 canali, in bianco e nero, con sintonizzatore rotante, antenna e senza telecomando. Una tecnologia all’avanguardia sebbene la calcolatrice tascabile fosse ancora lontana cinque anni dall’arrivo sul mercato dei consumatori.

È perfettamente ovvio, quindi, che non sia stata l’elettronica di consumo a mandare gli uomini sulla Luna. Il punto qui, tuttavia, è che i progressi nella tecnologia aerospaziale rispecchiano i progressi nella tecnologia di consumo, e proprio come c’è stato un cambiamento rivoluzionario nella tecnologia dell’intrattenimento e delle comunicazioni, così anche la tecnologia aerospaziale è avanzata anni luce negli ultimi quattro decenni. Tecnologicamente parlando, gli scienziati della NASA che lavoravano al progetto Apollo stavano lavorando nel Medioevo. Quindi, se potevano farcela a quel tempo, allora quasi tutti dovrebbero essere in grado di farlo adesso.

Sarebbe particolarmente facile, inutile dirlo, per l’America farlo di nuovo, visto che abbiamo già fatto tutta la ricerca, lo sviluppo e i test. Allora perché, mi chiedo, non siamo tornati sulla Luna dall’ultimo lancio dell’Apollo? Dopo i presunti atterraggi, si è parlato molto di stabilire una stazione spaziale sulla Luna e forse anche di colonizzare il satellite terrestre. Eppure tutti questi discorsi sono stati rapidamente abbandonati e presto dimenticati e da quasi quattro decenni ormai nessun essere umano è stato sulla Luna.

Ancora una volta, la domanda che viene subito in mente è: perché? Perché nessuna nazione ha mai duplicato, o nemmeno tentato di duplicare, questa miracolosa impresa? Perché nessun’altra nazione ha nemmeno inviato una navicella spaziale con equipaggio in orbita attorno alla Luna? Perché nessun altra nazione ha mai tentato di inviare un veicolo spaziale con equipaggio in qualsiasi zona oltre l’orbita terrestre bassa?

È perché abbiamo già imparato tutto quello che c’era da imparare sulla Luna? Se è così, allora si potrebbe ragionevolmente sostenere che sarebbe possibile fare sei atterraggi casuali sulla superficie della Terra e venire via con una comprensione completa e approfondita di questo corpo celeste? Dobbiamo credere che la comunità scientifica internazionale non abbia più nessun dubbio a cui rispondere con un, ehm, viaggio di “ritorno” sulla Luna? E non c’è alcun vantaggio militare da ottenere inviando uomini sulla Luna? Il vivo interesse dell’uomo per l’esplorazione dei corpi celesti, evidente nel corso della storia documentata, è andato improvvisamente in remissione?

Forse, stai dicendo, è semplicemente troppo dannatamente costoso. Ma gli anni ’60 non furono un periodo particolarmente prospero nella storia degli Stati Uniti e per tutto il decennio fummo impegnati in una costosa Guerra Fredda e in una guerra “calda” ancora più costosa nel sud-est asiatico, eppure riuscimmo comunque a finanziare non meno di sette missioni con equipaggio sulla Luna, utilizzando ogni volta un nuovo veicolo spaziale usa e getta a più sezioni. Eppure nei quattro decenni trascorsi da allora, apparentemente dovremmo credere che nessun’altra nazione sia stata in grado di permetterselo nemmeno una volta.

Siccome siamo in tema di trascorrere del tempo, quanto tempo pensate dovrà passare esattamente prima che persone in numero significativo inizino a mettere in discussione gli sbarchi sulla Luna? La NASA ha recentemente annunciato che non ci torneremo, come precedentemente pubblicizzato, entro l’anno 2020. Ciò significa che passeremo il cinquantesimo anniversario del primo presunto atterraggio senza un seguito. Sarà un tempo sufficiente per cui la gente comincerà a farsi delle domande? E dopo che sarà passato un intero secolo? I nostri libri di storia parleranno ancora degli sbarchi sulla Luna? E se sì, cosa ne penserà la gente di queste storie? Quando guarderanno vecchi film conservati degli anni ’60, come conciliano la tecnologia ridicolmente primitiva dell’epoca con l’idea che la NASA abbia inviato uomini sulla Luna?

Considerate questo fatto peculiare: per raggiungere la superficie della Luna dalla superficie della Terra, gli astronauti dell’Apollo avrebbero dovuto percorrere un minimo di 234.000 miglia*. Dal momento che l’ultimo viaggio dell’Apollo sarebbe tornato dalla Luna nel 1972, la distanza massima che un astronauta di qualsiasi paese ha percorso dalla superficie della Terra è di circa 400 miglia. E pochissimi sono arrivati ​​a tanto. I componenti principali dell’attuale programma spaziale statunitense – le navette spaziali, la stazione spaziale e il telescopio Hubble – operano a un’altitudine orbitante di circa 200 miglia.

(*La NASA ci dice che la distanza dal centro della Terra al centro della Luna è di 239.000 miglia. Poiché la Terra ha un raggio di circa 4.000 miglia e il raggio della Luna è di circa 1.000 miglia, ciò lascia una distanza superficie-superficie di 234.000 miglia. La distanza totale percorsa durante le presunte missioni, comprese le orbite della Terra e della Luna, variava da 622.268 miglia per l’Apollo 13 a 1.484.934 miglia per l’Apollo 17. Tutto su con un singolo serbatoio di gas.)

Per ricapitolare brevemente, quindi, nel ventunesimo secolo, utilizzando la tecnologia moderna più all’avanguardia, la migliore astronave con equipaggio che gli Stati Uniti possano costruire raggiungerà solo un’altitudine di 200 miglia. Ma negli anni ’60 ne abbiamo costruiti una mezza dozzina che hanno volato quasi 1.200 volte più lontano nello spazio. E poi sono tornati indietro. E sono stati in grado di farlo nonostante il fatto che i razzi Saturn V che alimentavano i viaggi dell’Apollo pesassero 3.000 tonnellate, circa lo 0,004% delle dimensioni che il progettista principale di quegli stessi razzi Saturn aveva precedentemente affermato sarebbe stato necessario per raggiungere effettivamente la Luna e tornare indietro (principalmente a causa dell’insondabile grande carico di carburante che sarebbe stato richiesto).

Per dirla in termini più terrestri, gli astronauti statunitensi oggi viaggiano nello spazio non oltre la distanza tra la San Fernando Valley e Fresno. Gli astronauti dell’Apollo, invece, hanno percorso una distanza equivalente a circumnavigare il pianeta intorno all’equatore nove volte e mezzo! E lo hanno fatto con all’incirca la stessa quantità di carburante che ora serve per fare quel viaggio di 200 miglia, motivo per cui voglio che la NASA mi costruisca la mia prossima auto. Immagino che dovrò riempire il serbatoio solo una volta e dovrebbe durare per il resto della mia vita.

“Ma aspetta”, stai dicendo, “la NASA ha solide prove della validità degli sbarchi sulla Luna. Hanno, ad esempio, tutti quei filmati girati sulla luna e trasmessi dal vivo direttamente sui nostri televisori”.

Visto che siamo in argomento, devo dire che la trasmissione dei filmati dal vivo della Luna era un altro uso piuttosto innovativo della tecnologia degli anni ’60. Più di due decenni dopo, avremmo avuto problemi a trasmettere filmati dal vivo dai deserti del Medio Oriente, ma nel 1969, potevamo trasmettere quella merda dalla Luna senza un problema tecnico!

A quanto pare, tuttavia, la NASA in realtà non ha più tutti quei filmati sul Moonwalking. A dire il vero, non hanno niente di tutto ciò. Secondo l’agenzia, tutti i nastri sono stati persi alla fine degli anni ’70. Tutti i 700 cartoni pieni di filmati. Come Reuters ha riportato il 15 agosto 2006, “Il governo degli Stati Uniti ha smarrito la registrazione originale del primo sbarco sulla luna, incluso il famoso “un piccolo passo per l’uomo, un balzo gigante per l’umanità” dell’astronauta Neil Armstrong… Il famoso moonwalk di Armstrong, visto da milioni di telespettatori il 20 luglio 1969, è tra le trasmissioni che la NASA non è riuscita a trovare in un anno di ricerche, ha detto il portavoce Gray Hautaluoma. «Non li vedevamo da un po’. Abbiamo cercato per più di un anno e non sono venuti fuori”, ha detto Hautaluoma… In tutto, mancano circa 700 scatole di trasmissioni delle missioni lunari dell’Apollo”.

Dato che questi nastri avrebbero documentato un evento storico senza precedenti e non duplicato, un evento che si dice sia il più grande successo tecnologico del ventesimo secolo, come sarebbe possibile, uhm, “perdere” 700 cartoni di questi nastri? Un tesoro nazionale insostituibile come quello non sarebbe stato catalogato con molta attenzione e rinchiuso in un caveau cinematografico sicuro? E non sarebbero state fatte delle copie, e anche quelle copie non sarebbero state messe al sicuro da qualche parte? A pensarci bene, non sarebbero state fatte più copie per lo studio da parte delle comunità scientifiche e accademiche?

Se la NASA avesse affermato che alcuni nastri, o anche alcuni cartoni di nastri, fossero stati smarriti, allora forse avremmo potuto concedere loro il beneficio del dubbio. Forse un impiegato della NASA negligente, ad esempio, ha registrato distrattamente una partita del Super Bowl su uno di loro. O forse un po’ di porno casalingo. Ma sembra davvero credibile affermare che l’intera collezione di nastri sia scomparsa – tutti i 700 cartoni di essi, l’intera registrazione dei filmati sui presunti sbarchi sulla Luna? In quale realtà alternativa ciò accadrebbe “accidentalmente”?

Alcuni di voi probabilmente stanno pensando che tutti abbiano già visto il filmato comunque, quando è stato presumibilmente trasmesso in diretta alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, o sul sito web della NASA, o su YouTube, o su numerosi documentari televisivi. Ma vi sbagliereste. La verità è che il filmato originale non è mai stato mandato in onda, in nessun momento e da nessuna parte – e ora, dal momento che i nastri sembrano essere convenientemente scomparsi, ovviamente non lo sarà mai.

Il fatto che i nastri manchino (e secondo la NASA lo sono da oltre tre decenni), sorprendentemente, non era nemmeno l’informazione più convincente che l’articolo di Reuters aveva da offrire. Bisognerebbe trovare anche una spiegazione di come siano stati creati i presunti nastri del Moonwalk che tutti conosciamo e amiamo: “Poiché l’attrezzatura della NASA non era compatibile con la tecnologia TV dell’epoca, le trasmissioni originali dovevano essere visualizzate su un monitor e riprese di nuovo da una telecamera per la trasmissione”.

Quindi quello che abbiamo visto allora, e quello che abbiamo visto in tutti i filmati mai rilasciati dalla NASA da allora, non erano in realtà trasmissioni in diretta. Al contrario, erano riprese catturate da un monitor televisivo, e un minuscolo monitor in bianco e nero. Quel monitor potrebbe aver eseguito riprese dal vivo, suppongo, ma sembra molto più probabile che stesse riproducendo filmati registrati. La NASA ovviamente non ha mai spiegato perché, anche se fosse vero che le trasmissioni originali dovevano essere “riprese”, in seguito non hanno mai pubblicato nessuno dei filmati “live”. Ma immagino che questo sia un punto controverso oggi, visto che i nastri sono scomparsi.

Con l’ammissione della NASA su come sono state create le trasmissioni originali, non è certamente difficile immaginare come avrebbero potuto essere prodotti falsi filmati di atterraggio sulla Luna. Come ho già fatto notare, gli anni ’60 sono stati un’era decisamente low-tech e la NASA sembra aver adottato un approccio molto low-tech. Come hanno debitamente notato gli scettici sull’atterraggio sulla Luna, se i nastri trasmessi vengono riprodotti a circa il doppio della loro normale velocità di marcia, gli astronauti sembrano muoversi in modi del tutto coerenti con il modo in cui gli umani ordinari si muovono proprio qui sul pianeta Terra. Ecco quindi la formula per creare i filmati del Moonwalk: prendere filmati originali di ragazzi in costumi ridicoli che si muovono goffamente proprio qui sul nostro pianeta natale, trasmetterli su un minuscolo monitor televisivo a bassa risoluzione a circa la metà della velocità, e poi filmarli nuovamente con una telecamera focalizzata su quello schermo.

Ma non, sarebbe stato, troppo innaturale. E non ti sembra anche un po’ strano? Se vogliamo essere onesti (e per i miei lettori produttori di testosterone, questo è diretto a voi), l’esemplare maschio medio, astronauta o idraulico, non cresce mai davvero e non smette mai di essere un ragazzino. E quale ragazzo, data l’opportunità irripetibile di trascorrere un po’ di tempo in un ambiente a gravità ridotta, non vorrebbe vedere quanto in alto può saltare? O quanto lontano può saltare? Colpire una pallina da golf? Chi diavolo vuole vederlo? Che ne dite di lanciare un pallone con un passaggio da touchdown di 200 yard? O che ne dite dei ragazzi che abbagliano il pubblico con delle acrobazie ultraterrene?

E sì, Neil e i ragazzi a volte hanno mostrato un po’ di giocosità mentre presumibilmente camminavano sulla Luna, ma non sembra un po’ strano che non siano riusciti a fare qualcosa che non potesse essere simulato semplicemente cambiando la velocità del nastro? Quando ho frequentato il college, conoscevo un ragazzo della squadra di pallavolo che aveva un salto verticale di 32 pollici proprio qui sulla Terra. Quindi, quando vedo ragazzi saltare forse 12″, se pure, in un ambiente di 1/6 di gravità senza resistenza dell’aria, non sono poi così impressionato.

Sono l’unico, tra l’altro, che trova strano che le persone si muovano al rallentatore sulla Luna? Perché una ridotta attrazione gravitazionale fa sì che tutto si muova molto più lentamente? Dato che erano molto più leggeri in piedi e non soggetti alla resistenza dell’aria e del vento, gli astronauti non avrebbero dovuto essere in grado di muoversi più velocemente sulla Luna che qui sulla Terra? Il rallentatore era l’unica cosa che la NASA poteva inventare per dare al filmato un’atmosfera ultraterrena?

Inutile dire che se ciò che è stato proposto qui è davvero il modo in cui è stato creato il filmato “Moon landing” di pubblico dominio, allora il filmato originale altamente incriminante – che sarebbe sembrato come qualsiasi altro filmato girato qui sulla Terra, tranne che per gli sciocchi costumi e oggetti di scena – avrebbe dovuto essere distrutto. Forse non sorprende quindi che la NASA ora prenda la posizione secondo cui il filmato originale sia scomparso “dalla fine degli anni ’70”.

Sfortunatamente, non è solo il filmato che manca. Presumibilmente sono stati anche trasmessi dalla Luna dati vocali, dati di monitoraggio biomedico e dati di telemetria per monitorare la posizione e il funzionamento meccanico dell’astronave. Tutti quei dati, l’intero presunto archivio degli sbarchi sulla Luna, erano sugli oltre 13.000 rulli che si dice siano “mancanti”. Mancano anche, secondo la NASA e i suoi vari subappaltatori, i piani/progetti originali per i moduli lunari. E per i rover lunari. E per tutti i razzi Saturn V a più sezioni.

Non c’è quindi alcun modo per la moderna comunità scientifica di determinare se tutta quella fantastica tecnologia degli anni ’60 fosse anche vicina all’essere funzionale o se fosse tutta per lo spettacolo. Né c’è modo di rivedere la documentazione fisica, per così dire, dei presunti voli. Non possiamo, ad esempio, controllare il consumo di carburante durante i voli per determinare che tipo di trucco magico ha usato la NASA per portare i ragazzi lì e ritornare con meno dell’1% del carburante richiesto. E non vedremo mai, a quanto pare, il filmato originale di prima generazione.

Pensereste che qualcuno alla NASA avrebbe pensato di preservare queste cose. Non c’è da stupirsi che non abbiamo dato loro i soldi per tornare sulla Luna; probabilmente li avrebbero persi.

Continua…

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