RIVISITAZIONE DELL’11 SETTEMBRE 2001 (ATTO IV, PARTE V)

Fonte: Center For An Informed America

Di Dave McGowan
20 dicembre 2006

ATTO IV: PARTE V

Naturalmente, nel 2001, le teorie del complotto su Internet sono piuttosto impressionanti. Ciò che sorprende è questo: recatevi a Shanksville e nei campi circostanti alla fattoria dove le persone hanno effettivamente visto o sentito l’aereo di linea precipitare intorno alle 10:06 quella mattina e troverete un certo numero di persone, inclusi i testimoni, che pensano addirittura che il volo 93 sia stato abbattuto, o almeno non lo escludono.

William Bunch “We Know It Crashed, But Not Why”, Philadelphia Daily News, 15 novembre 2001

Pertanto cosa è accaduto realmente al volo United Airlines 93 la mattina dell’11 settembre 2001? La risposta fin troppo ovvia è che sia stato abbattuto. Abbiamo già esaminato una enorme quantità di prove a sostegno di tale conclusione, comprese le dimensioni del campo con i detriti, la presenza innegabile di un aereo di tipo militare non contrassegnato sulla scena, rapporti di esplosioni pre-incidente, un rapporto di un passeggero riguardo ad un’esplosione e del fumo a bordo dell’aereo, la mancanza di relitti identificabili nel presunto luogo dell’incidente, pettegolezzi riguardo al suono caratteristico di un missile e pettegolezzi, come ha affermato un media, riguardo a “detriti in fiamme che piovono dal cielo”. (“FBI Does Not Rule Out Shootdown of Pennsylvania Plane”, Reuters, 13 settembre 2001)

L’unica altra spiegazione plausibile data la mole di prove nota è un’esplosione a mezz’aria causata da una bomba a bordo dell’aereo, e tale possibilità è stata esclusa dagli investigatori dell’FBI. Secondo il portavoce dell’ufficio di Bill Crowley, “La conclusione all’indagine è che a bordo dell’aereo non sono stati usati esplosivi”. (Bill Gibb “FBI Ends Site Work, Says No Bomb Used”, Pittsburgh Post-Gazette, 25 settembre 2001) Naturalmente, l’FBI potrebbe aver mentito, come è loro abitudine, ma sembra molto più probabile che le esplosioni che hanno abbattuto il volo 93 siano state causate da missili aria-aria.

Anche questa possibilità, non a caso, è stata presumibilmente esclusa. Secondo Matthew Rothschild – che ha scritto uno tra i tanti articoli di attacco alla cospirazione che sono apparsi magicamente sui siti web “progressisti” durante il quinto anniversario degli attacchi, come se ogni falso commentatore di sinistra avesse ricevuto lo stesso promemoria sui “punti di discussione” – un gentiluomo dal nome Matthew McCormick, che è stato identificato essere “un veterano di trentatré anni presso il National Transportation Safety Board … che ha guidato le indagini sul luogo dell’incidente”, ha concluso in modo abbastanza autorevole che “non c’è stato stress pre-impatto sull’aereo”. (Matthew Rothschild “Enough of the 9/11 Conspiracies, Already”, The Progressive, 11 settembre 2006)

Prendendo in considerazione, prima di tutto, che l’indagine in realtà non è stata condotta dall’NTSB, ma piuttosto dall’FBI, il che significa che McCormick non avrebbe potuto “dirigere le operazioni” ancora per molto, e inoltre tenendo in considerazione che anche se avesse condotto l’indagine, avrebbe dovuto necessariamente basare le sue presunte conclusioni definitive sull’analisi di due pezzi frastagliati di fusoliera, una parte di un motore e tonnellate di schegge bruciate spalmate per quindici miglia quadrate di terreno, è quasi certamente sicuro concludere che sia Matthews Rothschild che McCormick, stiano raccontando favole.

Nei primi giorni, susseguenti agli attacchi “terroristici”, ci sono state indicazioni che il governo non fosse sicuro di come far ruotare gli eventi a Shanksville. All’inizio, i funzionari sembrano aver accarezzato l’idea di ammettere di aver abbattuto il volo 93, sebbene non fossero ancora fermamente impegnati in quel piano. Così abbiamo inizialmente fatto prendere al governo la posizione ridicola di affermare di non sapere se l’aereo fosse stato abbattuto: “Gli investigatori federali hanno detto giovedì che non potevano escludere la possibilità che un aereo di linea della United Airlines precipitato nelle zone rurali della Pennsylvania durante gli attacchi di questa settimana a New York e al Pentagono fosse stato abbattuto. “Non lo abbiamo escluso”, ha detto l’agente dell’FBI Bill Crowley in una conferenza stampa quando gli è stato chiesto se fosse possibile che un jet da combattimento statunitense avesse potuto abbattere il Boeing 757 dirottato. ‘Non abbiamo ancora escluso nulla.'” (“FBI Does Not Rule Out Shootdown of Pennsylvania Plane”, Reuters, 13 settembre 2001)

Dopo aver chiesto in giro per due giorni interi, il governo federale apparentemente non è stato ancora in grado di determinare se qualcuno dei suoi stessi interceptor avesse fatto saltare in aria il volo 93! Tragicamente, quell’informazione semplicemente non era disponibile, anche se, come ha ammesso candidamente in televisione il vicesegretario alla Difesa Paul Wolfowitz dopo un giorno o due, “stavamo già seguendo l’aereo che si è schiantato in Pennsylvania”. Il sindaco di Shanksville Ernie Stuhl ha aggiunto che, “sulla base di quello che sa riguardo a quella mattina, i caccia militari F-16 erano ‘molto, molto vicini'” (William Bunch “We Know It Crashed, But Not Why”, Philadelphia Daily News , 15 novembre 2001)

Jeff Pillets del Bergen Record ha riferito che un “funzionario del Cleveland Air Traffic Control Center di Overland, Ohio, che ha seguito il volo 93 mentre girava nei cieli e si dirigeva verso est dall’area di Cleveland, abbia esclamato ‘no comment’ quando gli è stato chiesto se fosse presente qualche registro di un secondo aereo sul luogo dell’incidente. (Jeff Pillets “In Rural Hamlet, Mystery Mounts; 5 Report Second Plane at PA Crash Site”, The Record, 14 settembre 2001) John Carlin dell’Independent ha aggiunto che a quegli stessi “controllori del traffico aereo di Cleveland che hanno seguito gli ultimi minuti del volo 93 sul radar gli è stato proibito dalle autorità di parlare pubblicamente riguardo a ciò che hanno visto sui loro schermi”. (John Carlin “Unanswered Questions: The Mystery of Flight 93”, The Independent, 13 agosto 2002) Allo stesso modo, il capitano Adriane Craig, portavoce del NORAD, “ha rifiutato di commentare [quando] gli è stato chiesto se fossero presenti aerei militari che volavano nei pressi del volo 93 o ne fossero stati attivati ​​in risposta al dirottamento dell’aereo”. (Jonathan D. Silver “NORAD Denies Military Shot Down Flight 93”, Pittsburgh Post-Gazette, 14 settembre 2001)

Come è stato fatto notare in precedenza, secondo la narrativa ufficiale c’era davvero un secondo aereo sul luogo dell'”incidente”, presumibilmente un aereo civile che è stato chiamato ad intervenire qualche attimo dopo lo schianto/esplosione del volo 93. Perché allora i controllori del traffico aereo non sono stati autorizzati a parlare del secondo aereo riconosciuto pubblicamente? L’unico motivo di metterli a tacere, a quanto pare, era se avessero visto uno scenario molto diverso svolgersi sugli schermi dei loro computer, cosa che sappiamo già essere il caso sulla base di almeno una dozzina di testimonianze oculari coerenti.

Quello che sappiamo con certezza è che nientemeno che un’autorità come Paul Wolfowitz ha riconosciuto pubblicamente che il volo 93 è stato tracciato al momento della sua scomparsa. Sappiamo anche, con un livello di certezza ragionevolmente alto, che il volo 93 non solo è stato tracciato, ma anche tallonato da almeno un jet curiosamente anonimo. Inoltre sappiamo – perché Dick Cheney ci ha detto che era così, pochi giorni dopo gli attacchi – che al momento dell'”incidente” del volo 93, erano stati emessi ordini che autorizzavano l’abbattimento di qualsiasi aereo sospetto “se l’aereo non avesse deviato… come ultima risorsa, i nostri piloti erano autorizzati ad abbatterli”. (“Meet the Press”, 16 settembre 2001) Infine, sappiamo che un pilota locale di nome Bill Wright, che afferma di aver volato sull’area di Shanksville poco prima dell'”incidente”, e che afferma inoltre di aver visto il volo dirottato della United Airlines, ha riferito che gli è stato ordinato “di allontanarsi da esso il più velocemente possibile”, portandolo a credere “o che si aspettassero che esplodesse o che l’avrebbero abbattuto, ma è pura speculazione”. (“Pilot Witnesses Flight 93’s Final Moments”, ThePittsburghChannel.com, 19 settembre 2001)

Eppure, nonostante tutto ciò, nessun funzionario del governo è stato in grado di dire, ben 48 ore dopo l’accaduto, cosa ne fosse stato di quell’aereo strettamente monitorato! Nessuno, dobbiamo credere, sapeva se fosse stato abbattuto. Tutto è cambiato, tuttavia, solo poche ore dopo l’annuncio di Crowley, quando sia il NORAD che l’FBI hanno rilasciato dichiarazioni negando con veemenza che il volo United 93 fosse stato abbattuto: “Rispondendo alle voci persistenti che sono circolate in tutta la nazione, il North American Aerospace Defense Command ieri ha contestato i resoconti secondo cui un aereo militare statunitense abbia abbattuto il volo 93 della United Airlines nella contea di Somerset”. Allo stesso tempo, Crowley dell’FBI ha informato i giornalisti che “non c’era alcun coinvolgimento militare qui. Spero che questo metta fine a questa speculazione”. (Jonathan D. Silver “NORAD Denies Military Shot Down Flight 93”, Pittsburgh Post-Gazette, 14 settembre 2001) In un modo piacevolmente orwelliano, Crowley ha poi affermato che non avesse mai avuto intenzione di suggerire che esistesse la possibilità che fosse stato abbattuto, anche se lo aveva fatto esattamente poche ore prima.

In quello stesso momento, nel pomeriggio del 13 settembre 2001, Larry Ellison, CEO di Oracle Corp. ed “ex” agente della CIA, stava facendo circolare alacremente un’e-mail tra i dipendenti di Oracle lodando l’eroica lotta del defunto Todd Beamer con i dirottatori, anche se tali informazioni non sarebbero state divulgate alla moglie di Beamer ancora per altre 24 ore. (Lisa Beamer e Ken Abraham “Let’s Roll: Ordinary People, Extraordinary Courage”, Tyndale House, 2002, pagine 184-5)

Col senno di poi, questo è ciò che sembra essere accaduto: la narrazione ufficiale degli attacchi avrebbe inizialmente contenuto un riconoscimento che il volo 93 fosse stato abbattuto, un’ammissione probabilmente causata dal fatto che le prove dell’abbattimento fossero schiaccianti. È emerso quasi immediatamente un problema, tuttavia, quando le notizie sulle telefonate effettuate dai passeggeri – telefonate che suggerivano che ci fosse stata una rivolta dei passeggeri – sono cominciate ad apparire sulla stampa a poche ore dagli attacchi, e la storia della rivolta dei passeggeri non poteva essere contenuta, cioè quello di riconoscere che un abbattimento fosse ovviamente fuori questione.

Mercoledì mattina, meno di 24 ore dopo la scomparsa del volo 93, il San Francisco Chronicle aveva riferito delle chiamate effettuate da Tom Burnett, Mark Bingham e Lauren Grandcolas (Jaxon Van Derbeken “Bay Area Man’s Last Seconds of Bravery”, San Francisco Chronicle, 12 settembre 2001, e Peter Hartlaub e Peter Fimrite “Victims Showed Valor Until the End”, San Francisco Chronicle, 12 settembre 2001) e il PittsburghChannel aveva fatto riferimento alle chiamate effettuate da CeeCee Lyles. (“Flight 93 Passenger Said He Planned Action”, ThePittsburghChannel.com, 12 settembre 2001) Il giorno successivo, le telefonate di Jeremy Glick sono state rivelate sia dal Chronicle che dal Washington Post. (Stacy Finz, Jaxon Van Derbeken e Sam McManis “Passengers on SF Flight Died Heroes”, San Francisco Chronicle, 13 settembre 2001, e Charles Lane e John Mintz “Bid to Thwart Hijackers May Have Led to Pa. Crash”, Washington Post, 13 settembre 2001)

Sembra che quel giovedì, 13 settembre 2001, fosse stata presa la decisione di cancellare la storia dell’abbattimento e di portare avanti invece una storia decisamente migliore consegnata ai cospiratori su un piatto d’argento: l’eroica storia de ‘il volo che ha reagito’. Anziché scegliere i piloti di caccia statunitensi come eroi, sarebbero diventati eroi i normali americani. Tutto ciò che era necessario era assicurarsi che il vero finale della storia rimanesse nascosto agli occhi della gente. Ma c’era un piccolo problema: i poteri forti non avevano il controllo sulla narrativa della rivolta dei passeggeri, che veniva raccontata indipendentemente dai vari parenti sopravvissuti, spesso con dettagli che i cospiratori trovavano spiacevoli. La soluzione? Ottenere il controllo della storia creando il proprio eroe e assicurando che in seguito sarebbe stato al centro della scena, eclissando rapidamente tutti coloro che inizialmente erano stati identificati come probabili eroi.

E così è nata la leggenda di Todd “Diamoci Dentro” Beamer. Come alcuni giornalisti hanno gentilmente sottolineato, Beamer non era, fisicamente o in altro modo, il candidato più probabile a guidare una rivolta dei passeggeri. Non così probabile come, ad esempio, Jeremy Glick, secondo quanto riferito un ex campione nazionale di judo di 220 libbre e 6’1″. O Mark Bingham, un ex giocatore di rugby campione di 6’5″. O Tom Burnett, un leader naturale ed ex quarterback di football del college. O Louis Nacke, un potente sollevatore di pesi da 200 libbre. O CeeCee Lyles, un ex detective smaliziato della polizia. O Richard Guadagno, un ufficiale delle forze dell’ordine che aveva ricevuto addestramento nel combattimento corpo a corpo. O Alan Beaven, uno scalatore di 6’3″. O William Cashman, un ex paracadutista del leggendario 101o aviotrasportato.

Perché allora Todd Beamer? La risposta più probabile è che Beamer aveva qualcosa che nessuno degli altri passeggeri aveva: un fascicolo del personale presso la Oracle Corporation, così come sua moglie Lisa, poiché, come ha fatto notare un giornalista, “sia [Lisa che Todd] hanno accettato un lavoro presso la Oracle prima di mettere su famiglia”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001) Quanto sarebbe stato difficile, ci si chiede, affinché i membri della comunità dell’intelligence avessero ottenuto l’accesso a quei file, dato che la Oracle è poco più di una facciata della CIA sottilmente camuffata guidata da un “ex” uomo della compagnia? E quanto sarebbe stato difficile usare quelle informazioni per creare i contorni base di una plausibile telefonata fatta da Todd Beamer, completa di riferimenti ai familiari stretti? Non ci sarebbero abbastanza informazioni, ovviamente, per creare una trascrizione credibile, ma certamente sufficienti per creare un “riassunto” ragionevolmente convincente. E questo, a quanto pare, era tutto ciò che serviva.

La risposta quindi alla domanda posta da Lisa Beamer (nel suo libro “Let’s Roll”) – “Come faceva Larry a saperlo?” – è probabile che il signor Ellison sia stato avvisato quando qualcuno lo ha contattato tra l’11 settembre e il 13 settembre 2001 in cerca di informazioni sul passato e sulla storia familiare di Todd Beamer. Dopo aver acquisito tali informazioni, è stata quindi inventata una telefonata presumibilmente effettuata da uno spacciato Todd Beamer. I presunti dettagli di quella presunta chiamata sono stati rivelati al mondo nel fine settimana del 15-16 settembre. Solo quattro giorni dopo, il 20 settembre 2001, Lisa Beamer era orgogliosamente tra il pubblico mentre George W. Bush, dopo aver elogiato Todd Beamer, proclamava la necessità di intraprendere una campagna di guerra senza fine. In un secondo momento, la stessa Lisa Beamer sarebbe stata fotografata mentre svelava una decalcomania dello slogan “Let’s Roll” sul fianco di un caccia F-16, un aereo non dissimile da quello che quasi certamente ha fatto saltare in aria l’aereo del marito.

I dettagli di quella che è stata la più famosa delle chiamate del volo 93, come riportato dalla presunta destinataria, Lisa Jefferson, si sono rivelati selvaggiamente incoerenti. Un esempio particolarmente degno di nota è che in uno dei suoi primi resoconti della chiamata mancasse una certa frase chiave: “Ho sentito Beamer dire: ‘Dio mi aiuti. Gesù aiutami’. Si è rivolto ai suoi compagni, ancora calmo, dicendo: ‘Siete pronti? OK’, disse Jefferson… ‘Questa è l’ultima volta che ho sentito parlare di Todd Beamer.'” (Jim McKinnon “13-Minute Call Bonds Her Forever With Hero”, Pittsburgh Post-Gazette, 22 settembre 2001) I resoconti successivi, ovviamente, invariabilmente contenevano le due parole finali aggiuntive che tutti gli americani ricordano di quella presunta chiamata: “Diamoci Dentro”.

Un “fatto” che è stato costantemente incluso nei resoconti della chiamata è che “Beamer fece promettere a [Jefferson] di chiamare sua moglie e i loro due figli, David di 3 anni, ed Andrew di 1”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001) Inoltre è stato ampiamente riportato che “Jefferson ha mantenuto la sua promessa venerdì [14 settembre 2001]”, e lo avrebbe fatto prima se non avesse dovuto aspettare l’autorizzazione dell’FBI. (“‘Let’s Roll,’ Flight 93 Victim Heard to Say Before Crash”, ThePittsburghChannel.com, 16 settembre 2001) La realtà, tuttavia, è che Jefferson non ha mantenuto la sua presunta promessa. Quello che è successo veramente è che “venerdì, quando l’FBI ci ha dato l’ok per parlare, l’ufficio di Jefferson ha inviato a [Lisa Beamer] una lettera e ha detto che poteva chiamarmi o che potevo chiamarla quando era pronta a parlare. Sabato mattina mi ha chiamato a casa. Sono stato colto alla sprovvista, … All’inizio era sconvolta, ma in seguito mi ha ringraziato per aver confortato [Todd]”. (Wes Smith “Operator Can’t Forget Haunting Cries From Flight 93”, Orlando Sentinel, 10 settembre 2002)

In un’intervista condotta con BeliefNet circa 9-11-06, Jefferson ha confermato quella versione sottostimata degli eventi: “quel venerdì, quando sono andato al lavoro, l’FBI non voleva che dicessi nulla a sua moglie finché non si fossero rimessi in contatto con me. E poi venerdì mi hanno ricontattato e mi hanno detto che andava bene farle sapere il messaggio che avevo per lei. [Lisa] mi ha chiamato quel sabato mattina ed è allora che ne abbiamo parlato”. (“I Promised I Wouldn’t Hang Up”, Intervista di Lisa Jefferson di Wendy Schuman per BeliefNet, circa 9-11-06) Rimasta senza risposta, ovviamente, è la domanda sul perché, se Jefferson abbia effettivamente fatto una promessa solenne ad un uomo morente, non abbia fatto alcuno sforzo ad adempire a quella promessa anche dopo aver ricevuto l’autorizzazione di farlo. Senza risposta è anche la domanda (e non posta) su cosa avesse esattamente e presumibilmente esaminato l’FBI per circa 3 giorni e mezzo, considerando che, secondo la narrazione ufficiale, la telefonata non è stata registrata, quindi non ci fosse nastro da ascoltare o trascrizione da leggere. (Alcuni primi rapporti presumevano erroneamente che le normali procedure fossero state eseguite e che la presunta chiamata fosse stata registrata. Consultate, ad esempio, Jim McKinnon “GTE Operator Connects With, Uplifts Widow of Hero in Hijacking”, Pittsburgh Post-Gazette, 19 settembre, 2006: “Né GTE ha rilasciato una trascrizione della chiamata Beamer, che, poiché riguardava un operatore, è stata registrata su nastro”. Questo, ovviamente, avrebbe richiesto che la chiamata fosse stata reale.)

Secondo la storia ufficiale, Todd Beamer ha chiuso la chiamata alle 9:58, proprio quando sarebbe dovuta iniziare la rivolta dei passeggeri. Lisa Jefferson sarebbe rimasta in linea, in attesa del suo ritorno. Ma per quanto tempo? Secondo i primi rapporti, basati sulle interviste con Jefferson, “ha riattaccato alle 10:00 EST, rendendosi conto che l’aereo fosse precipitato”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001) Considerando che il volo 93 era ancora ufficialmente in volo alle 10:00, probabilmente non era la migliore risposta che Jefferson avrebbe potuto fornire, quindi una settimana dopo è stato cambiata: “Per i successivi 15 minuti, Jefferson è rimasto in linea”. (Jim McKinnon “13-Minute Call Bonds Her Forever With Hero”, Pittsburgh Post-Gazette, 22 settembre, 2001) Ciò starebbe a significare che sarebbe rimasta in linea fino alle 10:13 circa, tredici minuti in più rispetto alla sua affermazione iniziale. Ma poi, curiosamente, durante l’anniversario di un anno la storia è cambiata ancora una volta, quando abbiamo appreso che “i supervisori di Jefferson le hanno ordinato di riagganciare il telefono quando non si sono sentiti altri suoni”. (Wes Smith “Operator Can’t Forget Haunting Cries From Flight 93”, Orlando Sentinel, 10 settembre 2002) Secondo la storia ufficiale e le presunte registrazioni della “scatola nera”, non si sono sentiti suoni dopo le 10:03, il che significherebbe che Jefferson è rimasta in linea solo per circa cinque minuti. Ma a partire dal quinto anniversario, Jefferson era tornata alla sua versione precedente degli eventi: “Ho resistito fino a quando l’aereo si è schiantato – probabilmente circa 15 minuti in più e non ho mai sentito uno schianto – è semplicemente diventato silenzioso … Continuavo a chiamare e chiamare il suo nome, sperando che – pregando solo che qualcuno venisse a rispondere al telefono. Ma non l’hanno mai fatto”. (“I Promised I Wouldn’t Hang Up”, Intervista a Lisa Jefferson di Wendy Schuman per BeliefNet, circa 9-11-06)

La domanda chiave sollevata dalla presunta telefonata di Beamer, ovviamente, è la domanda persistente sul perché abbia scelto di passare i suoi ultimi minuti a parlare con un operatore anonimo piuttosto che con la sua amata moglie. Nel novembre 2001, un trio di giornalisti di Newsweek ha deciso di raccontare la storia definitiva degli ultimi minuti del volo 93. In una lunga introduzione, gli autori hanno riconosciuto che “c’era una domanda che ci continuava a frullare per la testa. Perché suo marito… non l’aveva chiamata dall’aereo? Altri passeggeri avevano chiamato a casa dal volo 93 per salutare i loro cari. Perché Todd no?” (Karen Breslau, Eleanor Clift e Evan Thomas “The Real Story of Flight 93”, Newsweek, 26 novembre 2001)

“Poi venerdì sera, 14 settembre, [Lisa Beamer] ha ricevuto una chiamata dal suo consulente per le emergenze della United Airlines. Si è scoperto che Todd Beamer aveva fatto una chiamata; era stato indirizzato verso un operatore Airphone di Chicago. (Karen Breslau, Eleanor Clift e Evan Thomas “The Real Story of Flight 93”, Newsweek, 26 novembre 2001) La risposta allora è stata che Todd aveva chiamato solo qualcuno che non fosse sua moglie. Ma questo, ovviamente, non ha risposto alla domanda sollevata nell’introduzione – perché “non l’aveva chiamata dall’aereo?” La migliore risposta che gli autori sono riusciti a trovare, dopo aver trascorso due mesi a condurre interviste, è stata che “Beamer potrebbe aver avuto problemi con la sua carta di credito, o potrebbe semplicemente aver digitato lo 0 sull’aereo”. (Karen Breslau, Eleanor Clift e Evan Thomas “The Real Story of Flight 93”, Newsweek, 26 novembre 2001)

Un anno dopo, Lisa Jefferson stava dicendo ai giornalisti che Beamer “mi ha detto che aveva composto lo zero per riferire che il suo aereo era stato dirottato e voleva qualcuno con cui parlare”. (Wes Smith “Operator Can’t Forget Haunting Cries from Flight 93”, Orlando Sentinel, 10 settembre 2002) Sembrerebbe quindi che Jefferson in qualche modo si sia ricordata tardivamente che Beamer avesse deliberatamente chiamato operatore. E ha anche ricordato di avergli “chiesto se voleva essere collegato con sua moglie e lui ha detto di no, che non voleva turbarla perché stavano aspettando il loro terzo figlio a gennaio”, ha osservato. Invece, le ha chiesto di chiamare la sua famiglia e far loro sapere che li amava “se non ne fosse uscito vivo”. Jefferson ha promesso che l’avrebbe fatto. (Wes Smith “Operator Can’t Forget Haunting Cries From Flight 93”, Orlando Sentinel, 10 settembre 2002)

Quindi, nella versione rivista, pubblicata un anno dopo gli eventi, ci siamo improvvisamente imbattuti un Todd Beamer preoccupato di turbare sua moglie nella sua presumibilmente vulnerabile condizione, anche se va fatto notare che le sue condizioni non hanno impedito alla signora Beamer di convertirsi, quasi immediatamente, in una puttana dei media davvero di livello mondiale. E anche nella versione rivista, all’improvviso ci siamo trovati con un Todd Beamer apparentemente speranzoso che sarebbe tornato a casa vivo, mentre chiedeva a Jefferson di chiamare sua moglie solo se non ne fosse “uscito vivo”. Un anno prima, tuttavia, Jefferson aveva presentato uno scenario leggermente diverso: “‘Oh, mio ​​Dio’, ha detto Beamer, ‘non credo che ne usciremo. Dovrò attenermi alla fede’”. (Karen Breslau, Eleanor Clift e Evan Thomas “The Real Story of Flight 93”, Newsweek, 26 novembre 2001)

Oltre alle incongruenze nei vari resoconti di Jefferson sulla presunta telefonata, ci sono anche una serie di improbabilità, che gettano ulteriori dubbi sulla validità della leggendaria telefonata di Todd Beamer. Un esempio notevole appare in uno dei primi resoconti in cui Jefferson affermava che “Beamer ha affermato di poter rappresentare 37 dei 38 passeggeri dell’aereo. I dirottatori avevano costretto 27 di loro nello scompartimento di prima classe vicino alla parte anteriore. Beamer, altri nove passeggeri e cinque assistenti di volo hanno ricevuto l’ordine di sedersi sul pavimento nella parte posteriore dell’aereo”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001)

La domanda fin troppo ovvia qui è come Beamer avrebbe potuto ottenere un conteggio accurato del gruppo in prima classe mentre si trovavano nella parte anteriore dell’aereo e presumibilmente era rannicchiato nella parte posteriore. E perché, parlando di questo argomento, è stato incluso nella storia un così curioso piccolo aneddoto? Probabilmente perché, a quanto pare, l’improbabile organico di Beamer rafforza un aspetto oscuro ma forse di importanza cruciale della storia ufficiale (come verrà discusso più avanti, probabilmente nella parte 6… se avessi menzionato, tra le altre cose, che sta per essere stesa una parte 6 di questa odissea!?).

In quello stesso primo resoconto, è stato affermato che “Beamer ha citato Glick chiamandolo per nome nella chiamata con Jefferson”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001) Ci sono, purtroppo, un po’ di problemi riguardo questo aspetto della storia: Jeremy Glick, vedete, era un passeggero di classe business, quindi presumibilmente sarebbe stato rannicchiato con il gruppo nella parte anteriore dell’aereo (secondo lo scenario presentato da Todd Beamer/Lisa Jefferson), mentre Todd Beamer, un passeggero di classe umile, era rannicchiato nella parte posteriore. In effetti, la maggior parte degli uomini inizialmente riconosciuti come probabili eroi, inclusi Tom Burnett, Mark Bingham, Jeremy Glick e Louis Nacke – erano seduti in prima classe o in classe business (Karen Breslau “The Final Moments of United Flight 93”, Newsweek Web Exclusive, 22 settembre 2001), quindi possiamo presumere che si sarebbero tutti dovuti trovare nel gruppo della parte anteriore dell’aereo. Come ha fatto Todd Beamer a guidarli in una rivolta dalla sua posizione nella parte posteriore dell’aereo? In che modo, del resto, avesse avuto qualche interazione con loro, prima o dopo che l’aereo fosse stato requisito? E quando presumibilmente ha pronunciato le sue tristemente note parole: “Ragazzi siete pronti? OK, andiamo”, chi erano esattamente i “ragazzi” con cui stava parlando? Erano i ragazzi che erano stati separati da lui da circa 100 piedi di aeroplano? Quindi possiamo presumere che sarebbero stati tutti nel gruppo della parte anteriore dell’aereo. Come ha fatto Todd Beamer a guidarli in una rivolta dalla sua posizione nella parte posteriore dell’aereo?

Parlando della rivolta dei passeggeri, il resoconto iniziale di Jefferson sembrava ritrarre Beamer più come uno spettatore e in seguito un partecipante tardivo che come un leader: “Beamer ha poi detto a Jefferson che lui e gli altri avevano deciso di ‘aggredire’ il dirottatore che indossava la bomba. Jefferson è riuscita a sentire urla e trambusto e poi Beamer le ha chiesto di pregare con lui. Hanno recitato il 23o Salmo. Ha convinto Jefferson a promettere che avrebbe chiamato la sua famiglia, poi ha lasciato cadere il telefono, lasciando la linea aperta”. (Jim McKinnon “The Phone Line from Flight 93 Was Still Open When a GTE Operator Heard Todd Beamer Say: Are You Guys Ready? Let’s Roll”, Pittsburgh Post-Gazette, 16 settembre 2001) In apparenza lo stile di leadership di Beamer prevedeva di pregare al telefono con il ricevitore mentre gli altri si impegnavano in qualche tipo di lotta.

Un ulteriore altro fatto curioso sulla presunta telefonata è che, sebbene non sia mai stato menzionato nei notiziari, i protocolli di emergenza richiedono agli operatori aerei di tentare, quando possibile, di parlare con un membro dell’equipaggio, per l’ovvia ragione che un membro dell’equipaggio sarebbe molto più informato sullo stato dell’aeromobile, del suo equipaggio e dei passeggeri di quanto lo sarebbe un passeggero casuale. In questo caso, non ci sarebbero stati problemi a localizzare un membro dell’equipaggio, poiché secondo il presunto racconto di Beamer, era rannicchiato nella parte posteriore dell’aereo con non meno di cinque assistenti di volo. In effetti, una era seduta proprio accanto a lui per tutto il tempo in cui ha chiacchierato con Jefferson: “Con l’aiuto di un assistente di volo seduta accanto a lui, Beamer ha fornito a Jefferson un rapporto su quanti passeggeri e membri dell’equipaggio fossero a bordo. (Wes Smith “Operator Can’t Forget Haunting Cries From Flight 93”, Orlando Sentinel, 10 settembre 2002) Jefferson ha successivamente confermato quello scenario: “C’era un assistente di volo seduta accanto a Todd che ci ha fornito tutte le informazioni di cui avevamo bisogno… Era seduta proprio accanto a lui e potevo sentire tutto quello che stava dicendo perché parlava abbastanza forte che riuscivo a sentirla attraverso il telefono. (“I Promised I Wouldn’t Hang Up”, Intervista a Lisa Jefferson di Wendy Schuman per BeliefNet, circa 9-11-06)

Questo, come altri aspetti di questa storia in continua evoluzione, sembra essere un elemento che è stato aggiunto tardivamente, nel primo anniversario degli attacchi, per scongiurare critiche su vari difetti nel racconto originale della storia. Questo dettaglio aggiunto, tuttavia, non risponde alla domanda sul perché le procedure standard non siano state seguite. Nel mondo reale, sia Jefferson che l’assistente di volo – che, ovviamente, non è mai stata nominata, anche se Jefferson avrebbe sicuramente ottenuto il nome di questa persona – avrebbero insistito affinché Beamer agganciasse il telefono in modo che Jefferson potesse ottenere le informazioni disponibili più accurate (comprese le informazioni che i membri dell’equipaggio potrebbero non aver voluto far conoscere ai passeggeri), per lasciare fare così a Todd ciò che tutti gli altri stessero cercando di fare: entrare in contatto con i propri cari.

Date le incongruenze e le improbabilità di questa storia, insieme alla completa mancanza di documentazione, alla prescienza da parte di un “ex” agente dell’intelligence ben collegato, all’inserimento apparentemente deliberato di alcuni dettagli studiati per rafforzare aspetti della storia ufficiale e, infine, a causa del fatto che Todd Beamer non avesse ancora adeguatamente spiegato l’incapacità di parlare con sua moglie (o qualsiasi altro membro della famiglia che avrebbe potuto verificare la chiamata), è quasi impossibile non concludere che la leggendaria telefonata “Diamoci Dentro” sia stata una completa frode. Ma se questo risulta vero, e se la chiamata è stata prodotta dopo l’accaduto, come postulato qui, significa che Lisa Jefferson ha partecipato attivamente alla perpetrazione di questa frode. Ma perché?

C’è, ahimè, una risposta a questa domanda, ma non è quella che sarà probabilmente appetibile per alcuni lettori, quindi lascerò sul tavolo solo alcuni dei pezzi del puzzle e lascerò che ognuno di voi li montino come ritiene opportuno.

Nell’intervista con BeliefNet, Jefferson ha fatto notare che lei appartiene “alla Greater St. John’s Bible Church… sul [lato] ovest di Chicago”. (“I Promised I Wouldn’t Hang Up”, Intervista a Lisa Jefferson di Wendy Schuman per BeliefNet, circa 9-11-06) Ha anche detto che dagli eventi dell’11 settembre è diventata molto più attiva. La Greater St. John’s Bible Church, a sua volta, è affiliata – e questa potrebbe essere la parte che preferisco di questa storia – World Vision. (http://www.worldvision.org/about_us.nsf/child/enews_chicago_20060919?Open&lpos=mainnav&lid=chicago20060919)

World Vision, che finge di essere un gruppo cristiano coinvolto in missioni umanitarie mondiali, è stato in realtà coinvolto nella conduzione di operazioni segrete in collaborazione con la CIA almeno dagli anni ’60, quando era attivo in un piccolo luogo noto come sud-est asiatico. Da allora, il gruppo è stato direttamente collegato a varie altre operazioni segrete – comprese le operazioni di quei leggendari “combattenti per la libertà”, i Contras – così come a noti americani come Mark David Chapman e John Hinckley Jr. L’organizzazione ha un vivo interesse per le chiese afroamericane che risalgono almeno ai giorni della sua associazione con il famigerato reverendo Jim Jones, il cui Tempio del Popolo era composto principalmente da donne afroamericane.

Ora, forse sono solo io, ma quando graffio un po’ sotto la superficie di una storia e trovo i tentacoli sia della Oracle Corp. che di World Vision, ho la sensazione che ci sia una seria truffa in atto. E no, in effetti, non so esattamente cosa significhi “puzza di sotterfugi”, ma suonava bene, quindi l’ho lasciato. La vera domanda da porsi, tiro ad indovinare, è quali sono le probabilità che sia semplicemente una coincidenza che sia il presunto chiamante che il presunto destinatario fossero collegati ad entità ampiamente riconosciute come fronti dell’intelligence?

Un’ultima nota su Lisa Jefferson: ha detto che dopo aver presumibilmente risposto alla chiamata martedì mattina, “è tornata al lavoro quel mercoledì e giovedì, proprio come se nulla fosse mai successo”. Lo ha fatto anche venerdì, recitando a tutto il mondo come se, per suo conto, “non fosse mai successo niente”. Perché dovrebbe farlo? La risposta più probabile è quella ovvia: perché non era ancora successo nulla che la riguardasse. Ma poi, dopo che la storia di Todd Beamer è venuta fuori durante il fine settimana, “non è potuta andare a lavoro per due giorni di seguito”. Successivamente, ‘è stata in terapia per un po’”. (“I Promised I Wouldn’t Hang Up”, Intervista a Lisa Jefferson di Wendy Schuman per BeliefNet, circa 9-11-06)

Le menti indagatrici, inutile dirlo, sono ancora in attesa di notizie su chi fosse il terapeuta. Il dott. West, Cameron, Orne, Gottlieb e altri notabili nell’albo d’onore della CIA non sono più con noi, ovviamente, ma sicuramente non mancano i sostituti.

Fino a questo momento, abbiamo stabilito, almeno secondo i miei calcoli, che il volo 93 sia stato abbattuto vicino a Shanksville, in Pennsylvania (dopo tutto, lo ha detto lui stesso il capo della Difesa Donald Rumsfeld, appena caduto, in uno dei suoi famigerati scivoloni freudiani). Abbiamo anche stabilito che le leggendarie telefonate, con una notevole eccezione, sembrino esser state vere telefonate fatte a persone reali. Infine, abbiamo stabilito che la telefonata di Todd Beamer sia stata una frode, una frode perpetrata in modo che i poteri costituiti potessero ottenere il controllo su una narrativa di copertura così succulenta per lasciarsela sfuggire, anche se avrebbero avuto bisogno di cambiare il finale della storia.

Rimangono tuttavia ancora una serie di domande senza risposta, come ad esempio: cosa è successo al resto dell’aereo? E cosa ha causato quel presunto cratere da impatto? E a che ora è avvenuto esattamente l’abbattimento? Infine, cosa forse più importante, come è stato realizzato questo dirottamento? Più precisamente, come è stata violata la cabina di pilotaggio? Nella parte 6, cercheremo risposte a queste domande.

Continua…

P.S. È probabile che alcuni link inseriti in questo articolo non siano più reperibili a causa della censura di massa o siano stati recuperati attraverso la Wayback Machine.

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